di M. Zattra, tratto da Papesatàn 2002-2009 del Gruppo Speleologi CAI Malo
Sabato 6 ottobre 2007, decido con tre amici di fare un giro dentro al Buso della Rana. Ci troviamo alle ore 11 e dopo esserci preparati ci avviamo verso l’entrata. Sono circa le 11.30, il tempo non è dei migliori, non piove e nemmeno fa pensare che di lì a poco potesse scendere un forte acquazzone.
Proseguiamo senza tanta fretta dal momento che Attila e Trinity non erano mai entrati e arriviamo senza problemi al salone Thutankamen, meta prefissata per fare una pausa, mangiare un panino e poi prendere la strada del ritorno.
Sono le ore 14 poco più e neanche il tempo di aprire il sacco che dalla parete inizia a scendere una cascata d’acqua. Senza troppo allarmarci anche se avevamo capito che fuori doveva piovere bene, decidiamo di tornare indietro subito. Ci fermiamo cinque minuti in una saletta asciutta, facciamo parte con una barretta di cioccolato per recuperare un po’ di energie e poi via verso il rumore dell’acqua che poco prima non si sentiva. Scendo nel meandro sotto e l’acqua dalle caviglie in un paio di minuti mi arriva alla cintura; a quel punto mi fermo e faccio aspettare gli altri. Vedo qualche viso preoccupato, faccio segno a Vulcan che c’è la piena, nel frattempo il livello si stabilizza e così decidiamo di proseguire lo stesso fin dove è possibile. Malgrado l’acqua alta riusciamo a percorrere anche i punti e laminatoi più bassi senza grosse difficoltà.
A questo punto manca solo il sifone che dopo una breve occhiata, trovo parzialmente allagato ma percorribile via acqua. Passiamo tutti, la tensione scende e percorriamo ormai gli ultimi metri che ci separano dall’uscita. Ma ecco la seconda sorpresa, vedo una torcia. E’ Stefano Costalunga che ci viene incontro e mi chiede se stiamo tutti bene. Gli rispondo: “si xemo bagnà ma stemo ben, non serviva che te vegnesi qua”. Lui mi dice: “Ben vien fora alora, che gavì i pompieri che ve speta”. Avrei preferito tornare indietro.
Finalmente usciamo, sembrava una sagra, il soccorso speleo, pompieri, sommozzatori, giornalista e fotografo. Il momento più imbarazzante della giornata. Mi è dispiaciuto soprattutto il fatto che tanta gente si sia disturbata si può dire per niente. Un genitore si era preoccupato ma noi eravamo fuori anche nei tempi prestabiliti e non sapevamo che tempo c’era all’esterno. L’importante comunque è che tutto alla fine sia andato nel migliore dei modi.
Personalmente per me è stata una buona esperienza, penso di avere affrontato bene l’imprevisto della piena. Per i miei compagni di ”sventura” ed anche per me sarà comunque un’escursione da ricordare con un sorriso e davanti ad una buona birra.