1993 Ramo Nero … 18 anni dopo

di Maurizio Da Meda (Gruppo Grotte G. Trevisiol, CAI Vicenza)
Tratto da Le Piccole Dolomiti- 1994

Le zone finali del Ramo Nero. Il "cunicolo del by-pass" in realtà s'innesta nel rametto del sifone e non in "Ultima Spiaggia". Il "?" verrà sciolto nel 2012 con la giunzione alla Pisatela.

Le zone finali del Ramo Nero. Il “cunicolo del by-pass” in realtà s’innesta nel rametto del sifone e non in “Ultima Spiaggia”. Il “?” verrà sciolto nel 2012 con la giunzione alla Pisatela.

Due giovani del nostro Gruppo Grotte, con una “punta” in Rana di 24 ore, riescono a forzare una frana che blocca l’esplorazione del Ramo Nero: è il 1974.
Questo ramo della grotta, interessato da un vero e proprio torrente, con tanto di cascate e di laghetti, si lascia esplorare ancora per qualche centinaio di metri, per poi giocare il “poker” dei laminatoi allagati. I due sono costretti a lasciare la mano, ma ritorneranno. Ormai conoscono la “Rana”, una signora timida e gelosa che si lascia scoprire solo un po’ alla volta. Io, che scrivo, ero uno di quei due, ma sarebbero passati molti anni prima di ritornare laggiù.
Proprio quella “punta” fu il culmine di un tipo di esplorazione che la grotta stessa, per la sua conformazione ci aveva proposto: tre, quattro ore di cammino per raggiungere il limite precedente, e quindi smuovere frane, arrampicare cascate, forzare strettoie alla ricerca del passaggio, l’unico, che ci permetta di andare avanti.
Noi, Claudio, Enrico, Pierangelo, Paolo, Giangi, Beppe e tanti altri avevamo accettato la sfida: le nostre uscite di 10 ore si prolungarono a 15, per poi passare a 24, 40, 72 ore ininterrotte di esplorazione, addirittura un campo interno di cinque giorni. E questo mese dopo mese, anno dopo anno.
I risultati non mancano: chilometri e chilometri di grotta esplorata e cartografata, che fanno della Rana una delle maggiori cavità italiane, grandi ambienti, fenomeni spettacolari ed unici.
Alla lunga, però, qualche cosa si rompe, la fatica fisica nuda e cruda lascia il segno su tutti noi: le esplorazioni rallentano, gli amici mollano.
Ma, come in un serial TV, se dei personaggi escono, altri ne entrano. Ed ecco nuove squadre di speleo, giovani, attrezzate e motivate partire per nuove esplorazioni, che saranno fruttuose sì, ma centellinate: la Rana non si smentisce.
Anche il Ramo Nero, il “mio” vecchio Ramo Nero, cede sotto questa carica di entusiasmo: Ennio di Valstagna, aiutato da amici di tutta la provincia ed armato con bombolini da sub, riesce a superare il laminatoio allagato, un vero e proprio sifone, e riaffiora in nuove gallerie: è il 26 dicembre 1992.
Adesso rientro in gioco io. Federico di Malo tanto insiste che mi convince a partecipare ad una spedizione esplorativa oltre sifone. Così mi ritrovo, un sabato di settembre ’93, a ripercorrere quelle gallerie che non vedevo da 18 anni: Sala Snoopy, Sala Nera, e poi il Pettine, i Tufi, Sala della Foglia.
È una sorpresa realizzare che ricordo tutti i passaggi, rivedo con gioia i giochi d’acqua, le rocce erose. Certo arrivare sin laggiù non è uno scherzo, carichi come siamo: bombole, mute, erogatori, viveri, ma i ragazzi che ci accompagnano sono efficientissimi.
Tappa a Sala della Foglia: adesso tocca agli speleo-sub. Federico ed io ci trasformiamo in uomini-rana, mentre i giovani, Stefano, Marianna, Luca, Orso e Mauro ci guardano incuriositi. Due generazioni di speleo stanno lavorando assieme; con Ico, in due facciamo 84 anni, mentre i giovani, in cinque, non arrivano a 100.
Partiamo, ed il gruppetto dei simpatici “sherpa” ci vede sparire in gallerie semiallagate. Per quanto mi riguarda mi incasino da bestie in passaggi con l’acqua alla gola, ma ci pensa Ico a calmarmi.
Ed ecco il sifone, bombola in braccio e via. Riaffioriamo dopo una decina di metri in una galleria semi allagata, avanziamo nuotando finché, dopo un paio di curve a gomito entriamo in una saletta finalmente all’asciutto, l’Ultima Spiaggia, un nome azzeccato.

 

Curve a gomito oltre il sifone del Ramo Nero (foro Da Meda M.)

Curve a gomito oltre il sifone del Ramo Nero (foro Da Meda M.)

Il Ramo Nero oltre il sifone: diramazione a condotta forzata (foto Da Meda M.)

Il Ramo Nero oltre il sifone: diramazione a condotta forzata (foto Da Meda M.)

Bussola in mano rileviamo 250 metri di nuove gallerie, ritroviamo il torrente che percorre il Ramo Nero, esce da una frana “lavorabile”, abbiamo visto di peggio, c’è tempo anche per un caffè caldo, ne abbiamo bisogno. Continuiamo a ficcanasare dappertutto finché i brividi di freddo diventano incontrollabili: è ora di tornare. Ci rituffiamo sott’acqua, adesso la visibilità è nulla, abbiamo smosso il fango a monte, ma ne usciamo seguendo il filo di Arianna. Torniamo a Sala della Foglia dopo 6 ore di assenza; i ragazzi stanno cercando di dormire avvolti in teli termici, ed è subito un chiedere, domandare.
Certo, è andata bene, la Rana continua e forse si potrà evitare l’acqua disostruendo un certo cunicolo. Adesso torniamo a casa. Vediamo l’alba di domenica, dopo 19 ore di grotta; ho la schiena letteralmente a pezzi, Ico una caviglia distrutta, mentre i giovani hanno ancora voglia di saltare e scherzare: chiamatelo “gap generazionale”.
Rana continua, allora, e prima o poi usciremo nel bosco del Faedo a “riveder le stelle”.

Leggi il racconto della stessa uscita fatto da Federico Lanaro.

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