MQuadro – Rossi

Rami MQuadro e Rossi

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Scarica qui i rilievi 3D (senza Ramo Rossi): rilievi3d-frankigna-mquadro-mix

di Michela Zambelli, Gruppo Grotte “Trevisiol” CAI-VICENZA

Proprio scendendo durante una traversata Frankigna-Silvestro, il 27 Febbraio 2011 è stato individuato l’ingresso di un nuovo ramo, interessato da una forte corrente d’aria. Il nuovo ramo è stato chiamato MQuadro.
Il ramo si sviluppa attualmente per circa 180 m in direzione Sud-Est, cioè in “zona bianca”, rispetto al rilievo generale del Buso della Rana e con un dislivello totale di circa 30 m (tra risalite e pozzi).
Vi sono concrezioni molto belle e particolari.
Il ramo parte dalla saletta sopra il pozzo “E” del Camino Silvestro. Un traverso verso destra consente d’imboccare un meandro che, dopo una curva di 180°, è ostruito da una splendida colonna che restringe notevolmente il passaggio. Passati sopra ad uno sprofondamento (corda di sicura), la condotta diventa di dimensioni modeste obbligando a procedere a carponi e strisciare in qualche punto fino al piccolo imbocco del pozzo “Strettoia CDA”, molto stretta, ma solo il primo metro. Il curioso nome si deve ad uno dei soprannomi dell’allora presidente del gruppo “Trevisiol” Filippo Gregori che qui si incastrò: “Caviglia Di Acciaio”, affibiatogli dagli amici dopo una distorsione durante un giro sull’Altopiano di Asiago.
Durante la prima esplorazione, la magrissima Michela Zambelli s’infilò nel ben più stretto foro di sinistra. Il pozzo di circa 15m, frazionato, ci fa atterrare nella stupenda Saletta Broccoli, così chiamata perché notevolmente concrezionata da formazioni a cavolfiore formatesi in zona di forte corrente d’aria. Superata Saletta Broccoli e una risalita in corda si raggiunge un’altra saletta dove si trovano un pozzo profondo circa 30 m (dove sul fondo c’è la zona esplorativa ed una stupenda vela a forma di farfalla) e 2 camini. La risalita di uno di questi ultimi (fessura molto impegnativa alla sua sommità), ha portato alla scoperta di una sala piuttosto grande, Sala Brivido, separata a metà da un ciclopico masso. Attualmente c’è ancora una risalita da completare all’interno della sala.
Nonostante Il Buso della Rana sia esplorato e visitato da generazioni di speleologi, riserva ancora notevoli sorprese anche in parti relativamente vicine all’ingresso.

Ramo Alberto Rossi

di Michela Zambelli, tratto dal sito del Gruppo Grotte Trevisiol,  6/11/2017

Rimbombo, silenzio.

Rimbombo, silenzio.

Il meandro è lungo circa 8 m, lo abbiamo levigato, ma ancora è stretto. Ci sono volute almeno 4 uscite per arrivare qui; abbiamo lavorato in tanti in questo posto, poi sempre meno e sempre meno convinti. Getto un sasso nel pozzetto alla fine del meandro ed ecco, di nuovo, il rumore da pentola vuota. Aria ce n’è, ma a intermittenza.

Siamo quasi al termine del Ramo MQuadro, in fondo ai pozzi scesi dal pavimento della penultima saletta.

Arrivata in fondo al pozzo sento un grande sconforto. Pavimento liscio perfetto, pianta rotonda larga 2 metri e un foro sulla parete opposta a quella da cui siamo scesi, in basso, vicino al pavimento, di 10 cm di diametro – grande come un bicchiere.

Simone ed io lavoriamo un po’ intorno a questo bicchiere da cui si sente arrivare aria, che adesso è sempre più forte.

Il casco ci passa, mi sdraio per terra e mi sembra di intravedere qualcosa ma non so … ci dedicheremo un’ultima volta, più avanti, quando avremo tempo e voglia di tornare. Arrivare qui, ultimamente, non invoglia più nessuno e adesso è tardi ed è ora di andare via.

Una congiunzione astrale fortunata fa sì che, uno svogliato pomeriggio di qualche mese dopo (il 30 luglio 2017), abbiamo tutto il materiale in ordine e nessun’altra alternativa grottesca. Così torniamo laggiù solo io e Simone, in fondo al pozzo a scavare sto bicchiere.

Il blocco di roccia da oltrepassare è di circa mezzo metro, in parte concrezionato, in parte fatto di calcare solidissimo. Adesso si passa. Strisciando ovviamente, ma si passa. E passa anche Simone con le sue leve lunghe, preciso, preciso. Senza imbrago.

Di là un altro mondo, un’altra grotta!

Un bellissimo ramo alto e abbastanza largo, con concrezioni favolose. Chi l’avrebbe mai detto? Grandissima sorpresa!

Ci abbracciamo felici. Il ramo si divide. Da una parte chiude in una saletta, dall’altra va avanti, c’è un pozzetto da scendere ma ha la testa completamente concrezionata, lo lasciamo per dopo.

Proseguiamo tra un susseguirsi di broccoli, colonnine, stalattiti. Un vero gioiello questo posto. Mi sento come quando i Goonies trovano il tesoro di Willy l’Orbo!

Guardo Simone e gli chiedo se possiamo dedicare questo nuovo ramo ad Alberto Rossi. Lo sento molto vicino in questo momento e so che ci ha messo lo zampino, mi sembra quasi sia qui con noi ad esplorare… Simone concorda con me che è perfetto per Alberto.

In fondo alla parte orizzontale tutta concrezionata c’è un nuovo pozzo, con in testa un grosso masso (che fa da grande armo naturale). La corda rimasta che abbiamo, manco farlo apposta, arriva in fondo giusta, perfetta.

Così torno di là dal bicchiere a recuperarmi l’imbrago finché Simone arma il pozzo. E scendo.

Cambio totale di nuovo: fangaia.

Da qui si apre una galleria che ha dimensioni importanti e sarà bene tornarci quanto prima. Il tempo, anche per questa uscita è scaduto.

Adrenalina per tre giorni. Adesso scalpito per tornarci il prima possibile.

Nel giro di una settimana organizzo un’uscita e stavolta ci sono anche Pelliccia e Paola; non vedo l’ora di mostrargli questa bellezza. Laggiù l’espressione e la luce dei loro occhi non ha paragoni. Sono così felice …

“Adesso c’è da esplorare”, gli dico, “sceso il pozzo siamo a quota del Principale e siamo in zona bianca: se sfonda facciamo Bingo”.

La fangaia aumenta subito in questo grande ambiente (una fratturona). Pelliccia risale uno scivolo di terra e fango e così ci troviamo circa a metà altezza di questa spaccatura. La parete a destra è ok, quella a sinistra tutta da disgaggiare. Mettiamo in sicurezza un gran bel masso in bilico (Paola ed io facciamo ginnastica in opposizione per staccarlo dalla parete) e poi scendiamo di quota per tornare alla base della spaccatura, da cui si biforca un meandro, abbastanza stretto, senza concrezioni e con acqua sul fondo che corre in direzione del Ramo Principale (cioè da sinistra a destra); sul fondo ci sono ciottoli neri mescolati ad altri sassi più bianchi.

A destra chiude quasi subito, perché il soffitto si abbassa tantissimo e non ci è possibile proseguire. Peccato.

A sinistra invece prosegue sinuoso e abbastanza alto per circa 40 m, poi si abbassa molto finché prima ci stiamo solo accovacciati e dopo dobbiamo strisciare sdraiati per terra… non ce la sentiamo di proseguire oltre, perché è tardi, dobbiamo iniziare a rilevare e strisciare sull’acqua adesso significa uscire gelati.

Meglio rimandare alla prossima volta questa operazione, anche se, sinceramente, non vedo grosse prosecuzioni, perché a questo punto il meandro diventa proprio selettivo.

I metri totali rilevati, dalla strettoia del bicchiere sono 160.

La congiunzione del ramo a destra con il ramo Principale in pianta è evidente, anche se di difficile realizzazione, vista la complessità delle operazioni di scavo; sarebbe però un bel bypass che eviterebbe qualche bella ora di progressione. Chissà … le congiunzioni astrali arrivano sempre quando meno te lo aspetti…

p.s. Spero ti piaccia questo ramo, Alberto. Abbiamo fatto del nostro meglio per arrivarci ed il posto, ai miei occhi, è meraviglioso …

 

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