Prime Esplorazioni

Esplorazioni fino agli anni '40

Esplorazioni fino agli anni ’40

Le prime notizie storiche

Il primo che lasciò qualcosa di scritto su questa grotta è il Macca, che nel Tomo VI della « Istoria del Territorio Vicentino » narra che … “trovasi una caverna chiamata volgarmente Buso della Rana, la quale va molto indentro ed è situata sul Monte Grande ” … ” Cinque molini sono girati dall’acqua della suddetta fontana, che comincia sotto il Monte Faeo, ed esce dalla caverna detta Buso della Rana “.

La storia delle vere esplorazioni al Buso della Rana comincia nel 1887, anno in cui, per l’eccezionale siccità, si abbassò il livello del laghetto del sifone. Ne approfittò un gruppo di ardimentosi di Schio e di Malo, fra i quali Cesare Belzini, don Giacomo Bologna, Valentino Castellani, che oltrepassato il sifone e il lago di Caronte, giunse molto avanti nella grotta. L’esplorazione ebbe larga rinomanza nella zona, dove fu ricordata a lungo senza tuttavia lasciare nessuno scritto.
Successivamente, siamo nei primi del Novecento, la grotta fu visitata a fini di studi faunistici da alcuni scienziati come 
Fabiani (1903), Chappuis e Jeannel (1926), Alzona che ne lasciarono relazione nei loro scritti.

1933: il superamento del sifone

Nel 1933 il Gruppo Grotte del CAI di Arzignano, dopo una serie di visite alla grotta, aproffitò di alcuni lavori per ricerche idriche nel primo tratto della caverna, ordinate dal Podestà di Monte di Malo cav. Antonio Marchioro, che abbassarono notevolmente la falda liquida del sistema idrico sotterraneo, riuscendo anche ad abbassare in parte il laghetto del sifone. Fu aperto così quel varco per il quale gli ardimentosi esploratori poterono avventurarsi verso l’ignoto, risalendo in più riprese il corso d’acqua tra un susseguirsi di vani e gallerie stupendamente decorati da stalattiti e stalagmiti specchianti in vaghi bacini d’acqua, e raggiungendo attraverso cunicoli e strettoie l’ampio cavernone terminale (vedi la testimonianza diretta di Allegranzi e l’articolo della Vedetta Fascista sugli Arzignanesi 1933).
Fu durante questo susseguirsi di tentativi di avanzata, che anche il geom. G. Trevisiol, di Vicenza, cominciò ad interessarsi della grotta. Il Gruppo Grotte dell’U.V.E. da lui fondato, iniziò le esplorazioni in appassionante gara di superamento con il Gruppo di Arzignano: vivaci articoli pubblicati nella stampa cittadina dai direttori dei due Gruppi, davano le ultime notizie delle scoperte, con commenti bonariamente ironici (vedi la pagina dei Vicentini 1933).

Foto scattata da Aldo Allegranzi il 16 settenbre 1934  4 speleologi nell'androne terminale che mangiano il panettone: le "fregole" lasciate attireranno le Lessiniella Trevisioli determinate 10 anni dopo dal biologo Pavan. Da sinistra: ragazzo ignoto, Gastone Trevisiol Presidente, Miro Malfatti Segretario, Fernando Gusy Cassiere

Foto scattata da Aldo Allegranzi il 16 settenbre 1934
4 speleologi nell’androne terminale che mangiano il panettone: le “fregole” lasciate attireranno le Lessiniella Trevisioli determinate 10 anni dopo dal biologo Pavan.
Da sinistra: ragazzo ignoto, Gastone Trevisiol Presidente, Miro Malfatti Segretario, Fernando Gusy Cassiere

Il Gruppo di Vicenza raggiungeva pochi giorni dopo l’Androne Terminale. La vittoria chiuse definitivamente l’antagonismo fra i due gruppi che successivamente continuarono uniti l’esplorazione della grotta, fino a che il Gruppo di Arzignano cessò ogni attività in seguito alla partenza del rag. Fracasso, che consegnò il materiale raccolto e le relazioni dell’attività svolta fino ad allora al Trevisiol, perché potesse continuare l’attività di ricerca. Nello stesso periodo il Trevisiol trovò appoggio nella sezione del C.A.I. di Vicenza, fondando il Gruppo Grotte presso questo sodalizio e continuando gli studi già intrapresi.
Un primo rilievo a vista dei rami esplorati nel Buso della Rana era stato steso da C. Molon, di Arzignano.
Un preciso rilevamento venne intrapreso successivamente sotto la guida di G. Trevisiol, con la collaborazione del geom. F. Gusy, e di E. Limena, M. Malfatti, N. Busolini, G. Fornasiero, P. Del Pozzo, A. Fadalto, A. Allegranzi. Dopo numerose spedizioni, lunghe e faticose, il geom. G. Trevisiol potè stendere il rilievo della Grotta, che nelle più recenti ricerche si è rivelato di grande precisione

Una corografia del 1935-38 in cui la sezione del rilievo è posta sotto l'altopiano (foto archivio GGT)

Una corografia del 1935-38 in cui la sezione del rilievo è posta sotto l’altopiano (foto archivio GGT)

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Quindici spedizioni vennero pure dedicate a lavori per agevolare il percorso nei tratti iniziali, mediante l’abbassamento del livello idrico dei bacini, e la costruzione di massicciate e ponticelli; lavori ai quali si dedicò con entusiasmo soprattutto G. Fornasiero.
Contemporaneamente il Trevisiol iniziò ricerche di carattere scientifico nella grotta, arrivando così alla stesura di un primo lavoro a carattere generale sul Buso della Rana, che venne pubblicato nel Bollettino sezionale del C.A.I. di Vicenza del 1941.
Le vicende belliche troncarono successivamente ogni attività; di esse rimase vittima il Trevisiol, deceduto il 20 novembre 1944, in seguito a ferite riportate in un bombardamento aereo.
Alla fine del conflitto si tentò la ricostituzione del Gruppo, ma senza riuscire a svolgere un’attività continuativa. In quel tempo Gastone Trevisiol venne ricordato con una lapide posta dagli amici del C.A.I. e del Genio Civile di Vicenza, all’ingresso del Buso della Rana. La lapide è stata in seguito distrutta da ignoti vandali.

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