1952 Veronesi e Trentini

CORAGGIOSA ESPLORAZIONE DEGLI SPELEOLOGI VERONESI E TRENTINI
Violati i millenari segreti custoditi dal “Buso della Rana”

Articolo tratto da “IL GAZZETTINO” di Vicenza del 7 gennaio 1953

La grande caverna situata a Monte di Malo nel Vicentino è stata accuratamente visitata dal gruppo di studiosi che hanno potuto raccogliere materiale interessante.
Una difficile è faticosa campagna di ricerche, in uno dei più vasti e interessanti complessi cavernicoli esistenti in Italia: il “Buso de la Rana ” a Monte di Malo Vicentino, è stata condotta dagli speleologi veronesi e trentini dal 26 al 31 dicembre scorso (anno 1952, ndw). Alla spedizione, promossa dal Museo di Storia Naturale di Verona e finanziata sul fondo ricerche stanziato dal Comune, hanno partecipato il direttore del Museo prof. Franco Zorzi e i professori Sandro Ruffo, Angelo Pasa (eccellente uomo di punta), Piera Nicoli, Arturo Pasa, il dr. Ermanno Laudanna e lo studente universitario Sandro Bozzini, tutti appartenenti al Gruppo Grotte Verona; e i dr. Cesare Conci dell’Università di Genova, Antonio Galvagni e Livio Tamanini del Gruppo Grotta SAT di Rovereto. L’autorità militare ha messo gentilmente a disposizione degli speleologi i mezzi di trasporto per tutta la durata della campagna di ricerche, nonché un natante di riserva. Il direttore del Museo di Trento ha prestato l’indispensabile canotto di gomma e la Società Elettrica Valeggiana altro utile materiale.
E’ da ricordare che le prime esplorazioni della interessante caverna risalgono al periodo anteguerra e sono dovute a Gastone Trevisiol, caduto nel 1944 durante un bombardamento aereo, e ad Aldo Allegranzi i quali, mediante una trentina di visite, raccolsero notevoli dati geologici, zoologici e metereologici e compilarono un esatto rilievo della complicata cavità.
Su queste basi e sugli elementi forniti dal Gruppo Grotte di Vicenza, il Gruppo Grotte del Museo di Storia Naturale di Verona aderente al CAI ha organizzato la spedizione nell’intento di perfezionare e aggiornare i dati ricavati dalle precedenti esplorazioni ottenendo, dopo alcuni giorni di accurate e appassionate ricerche, i migliori risultati.
Nel campo geomorfologico sono stati esaurientemente studiati i dettagli sui materiali di riempimento, il modo di formazione della grotta, la rete idrografica, la cronologia dei depositi e i rapporti con analoghi sistemi cavernicoli della regione veronese e trentina. Vennero continuate anche le misurazioni termometriche delle acque e dell’ambiente già rilevate dai precedenti esploratori. Nel campo faunistico si è proceduto alla ricerca sistematica sia idrobiologica sia della fauna terrestre con diversi metodi di cattura; i numerosi esemplari raccolti di insetti, crostacei, miriapodi, aracnidi, molluschi ecc. sono già in studio presso i vari specialisti. Anche la ricerca paleontologica all’esterno della grotta ha dato inattesi risultati con la scoperta di un’industria microlitica attribuibile all’epoca mesolitica, sconosciuta finora nel Veneto.
Il ” Buso de la Rana ” è una grotta che ha uno sviluppo di 2600 m. con un dislivello di 130, ed è percorsa dal torrente Rana. A circa 250 metri dall’ampia imboccatura e passato uno scomodo sifone, si presenta tra due pareti lisce, il “laghetto di Caronte”, lungo una ventina di metri e profondo circa 2.50, al di là del quale ha inizio un’ampia galleria di 130 m. di lunghezza terminante in tre diramazioni. Il ramo principale, quello di centro, è un susseguirsi di cunicoli, gallerie, cameroni, nicchioni alti e bassi che si percorrono superando cumuli di massi di frana, marmitte, inghiottitoi, laghetti sotterranei, fra concrezioni stalagmitiche e stalattitiche a colonna a grappoli a vaschette ecc. A un certo punto per proseguire occorre superare una parete di cinque metri dalla quale una cascata d’acqua si getta fragorosamente su un ennesimo laghetto. Poi ancora corridoi stretti e contorti androni bassi e alti sempre percorsi dal ruscello per giungere finalmente al salone terminale con la volta alta forse una trentina di metri immersa nel buio, e con le pareti tappezzate di strane concrezioni. Il ramo, di sinistra è lungo solo una cinquantina di metri mentre quello di destra prosegue per più di 550 metri con un fonde sabbioso e pantanoso che rende difficile e penoso il transito.
La difficoltosa esplorazione, svoltasi senza il minimo incidente, ha dimostrato la perfetta preparazione raggiunta dal Gruppo Grotte di Verona e di Rovereto, che hanno all’attivo una lunga serie di esplorazioni di notevole interesse scientifico.

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