120-Acqualandia

Ramo dei 120 – Acqualandia

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Testo di Sandro Sedran

La partenza del Ramo dei 120 si trova nel Ramo Giacobbi nel tratto tra La Curva e la Bocca dello Squalo (punto 23 del rilievo). L’ingresso è parzialmente ostruito da grossi blocchi di crollo e risulta più agevole passarci sopra piuttosto che dal più stretto accesso situato a livello dell’attivo.

La parte iniziale è molto ampia perché è stata interessata da crolli sopra i cui resti ci troviamo a camminare, con l’attivo che inizialmente scorre sotto per poi comparire sul lato destro mettendo in evidenza gli scallops che ricoprono le pareti della nuda roccia.
Terminate le zone di crollo, la condotta si restringe ed abbassa con tratto rettilineo favoloso dove la sezione ci racconta la sua genesi. Evidente la frattura nella massa rocciosa in cui l’acqua si è fatta strada per poi allargarla in regime freatico. Un successivo periodo di portata inferiore l’ha fatta scorrere a pelo libero scavando verso il basso per poi aumentare di portata ed allargare la parte inferiore dove scorre adesso.
La volta tende ad abbassarsi sempre di più e da questo punto in poi non si potrà più stare eretti per un bel tratto. Oltre un paio di curve, di cui la prima con il soffitto riccamente concrezionato, ci troviamo di fronte ad uno stupendo tratto dalla classica sezione a “T” con numerose stalattiti che pendono dalla volta.
Poco più avanti a sinistra si stacca la partenza di Acqualandia (punto 24 del rilievo), ma proseguendo diritti, si continua nel meandro per qualche decina di metri fino ad intersecare un alto camino generatosi in corrispondenza di una faglia ben visibile. I blocchi di crollo hanno intasato il meandro attivo, ma si può continuare a seguirlo ancora per qualche metro fino a che non diventa intransitabile per le sue dimensioni ridotte.

Acqualandia è un ramo avvincente e divertente: il suo andamento meandreggiante stimola la curiosità dello speleologo a scoprire cosi si cela dietro ad ogni curva. Nel primo tratto si cammina carponi costantemente in ammollo nell’acqua per almeno un’ottantina di metri con livelli che variano da pochi centimetri al metro di qualche buca con altezza della galleria, dal pelo dell’acqua, che mai supera il metro.
Parte con una doppia “S” ed un breve tratto un cui si abbandona l’acqua. Poi, progressivamente, perde la sezione a “T” per diventare una condotta freatica a sezione ellissoidale orizzontale che ogni tanto intercetta dei vani laterali ascendenti e ciechi con leggere venute d’acqua.
Bellissima la curva di 180° ed il successivo rettilineo di dimensioni ridotte.
Dopo aver passato un arrivo impraticabile da sinistra, la galleria si amplia in corrispondenza di un camino (punto 25 del rilievo), ma poi bisogna strisciare per qualche metro sui ciottoli di un laminatoio. Altri due slarghi sulla sinistra, di cui uno con camino, si aggirano per una bella e rettilinea condotta freatica oltre la quale, finalmente, si può tornare a camminare eretti.
Inizia ora un entusiasmante meandro dalla sezione a “T” con la parte inferiore larga non oltre il mezzo metro e quella superiore riccamente concrezionata a cui bisogna prestare la massima attenzione per non rompere qualcosa durante il passaggio. Alcuni tratti sono maggiormente ostruiti dal concrezionamento e bisogna trovare la via giusta per sotto o per sopra, come in corrispondenza di una grossa colata che sembra calcite, ma che in realtà ha la consistenza dell’argilla.
La galleria inizia ad ampliarsi verso l’alto nel tratto dove bisogna arrampicarsi su un grosso blocco caduto (punto 26 del rilievo) e poi si amplia anche lateralmente quando si entra nella sala terminale, frutto di crollo della volta in corrispondenza di un camino. I detriti che occupano tutto il pavimento facendo sparire l’attivo. Una corda pende dal camino dove sono temporaneamente ferme le esplorazioni.

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