Studio idrogeologico: idrogeologico 1

  1. MODELLO   IDROGEOLOGICO

 

4.1 Climatologia

Gli elementi climatologici fondamentali del territorio sono per la piovosità quelli riferiti alle stazioni pluviometriche di Schio, Valdagno, Isola Vicentina e Brogliano e, per la temperatura, quelli della stazione termometrica di Thiene (UFF. IDROGR. MAGISTRATO ALLE ACQUE, 1957; 1966).

Si riportano i dati riferiti alla posizione delle stazioni:

Schio               (q 234)                        1 06 W                        45 43 N
Isola Vic.         (q 80)                         1 01 W                        45 38 N
Valdagno         (q 295)                        1 09 W                       45 39 N
Brogliano         (q 172)                        1 06 W                        45 36 N
Tiene               (q 147)                        10 59 W                      45 43 N

Si osservi che le prime 4 stazioni distano tutte non più di 6 chilometri dal margine dell’altopiano.

Per la piovosità si è preso in esame il trentennio 1921-1950 (vedi tab. 1) da esso risulta che la media totale annua nelle quattro stazioni è di 1395 mm. valore che si accorda bene con quello della isoieta 1400 passante per Monte di Malo e che si ritiene esprima bene la media delle precipitazioni dell’altopiano.

Si osservi che la media delle precipitazioni annua diminuisce da nord verso sud con un decremento pari al 11.94 % per le stazioni sul versante della pianura vicentina e del -18.96 % per quelle sulla Valle dell’Agno. Analogamente si osserva una diminuzione procedendo da est verso ovest del 1.71 % per le stazioni più a nord e del 9.54 % per quelle più a sud.

Riguardo alla distribuzione delle piogge i mesi più piovosi sono in primavera maggio e aprile (media nelle 4 stazioni rispettivamente di 169 e 123 mm. ), e in autunno novembre e ottobre (media nelle 4 stazioni 151 e 143 mm.). Il periodo invernale rimane più secco di quello estivo con 274 mm. di precipitazioni che cadono complessivamente nei tre mesi di dicembre, gennaio e febbraio.

Riguardo le massime e le minime precipitazioni annue raggiunte nelle quattro stazioni si hanno questi valori:

max (1937)     min (1921)
(n. giorni piov. )

Schio               2203 (135)      693 (58)
Isola Vic.         1920 (128)      682 (47)
Valdagno         2317 (126)      893 (79)
Brogliano         1915 (127)      614 (53)
TOT                  2089                720

Per la temperatura si è fatto riferimento alla stazione termometrica più vicina che è quella di Thiene situata a quota 147 metri. Il quadro riassuntivo del trentennio 1926-1955 (UFF. IDROGR. MAGISTRATO ALLE ACQUE, 1966) da una media dei valori massimi di 16.9°C e di 8.4°C per quelli minimi da cui si ricava una temperatura media annua di 12.7°C. Questo valore è confermato nel decennio 1965-1974 e nel quinquennio successivo più sotto riportato (SOTTANI et al., 1982):

anno     1975    1976    1977   1978    1979   1980    1975-1980
temp.   13.3     12.6     12.5     12.5     12.9    12.3            12.7

Se consideriamo ora alcune località del Faedo-Casaron possiamo giungere ai valori estrapolati della temperatura media lì presente applicando un opportuno gradiente termico verticale. Per calcolare quest’ultimo consideriamo la differenza (nel trentennio 1926-1955) fra la temperatura media annua di Thiene e quella di Asiago (5.9 °C) e la variazione di quota tra le due stazioni (852 m.). Da questi due va lori è possibile ricavare un gradiente medio di 0.69 °C per ogni aumento di 100 metri di quota.
Possiamo cosi ricavare per le seguenti località:

In quarta colonna è stato calcolata la temperatura applicando il gradiente verticale medio.

A titolo di confronto e partendo dal presupposto che la temperatura dell’aria di una grotta si aggira intorno alla media annua del sito dove essa è ubicata, si riportano i dati relativi ad alcune cavità della zona (RIGOBELLO, 1957; SARTO LOMEI, 1957; ALLEGRANZI et al., 1960).

Buso dell’Acqua (q 320) a 40 m. dall’ingresso 12°C (7/11/54)

Grotta della Poscola (q 265) nella zona più interna varia tra i 12 e i 13°C.

Buso della Rana (q 340) ad oltre un chilometro dall’ingresso (ca. q 440) la temperatura si stabilizza intorno ai 10.5°C.

Le rilevazioni termometriche risultano, come è noto, essenziali per l’applicazione delle formule empiriche atte al calcolo dell’ evapotraspirazione. Quest’ultima è caratterizzata dalla concomitante presenza dell’evaporazione e della traspirazione, fenomeni che si influenzano reciprocamente. La stima dell’evapotraspirazione è generalmente difficile essendo molteplici i fattori climatici (energia di radiazione, durata relativa delle ore di sole, temperatura, velocità del vento, ecc.) ed ambientali (disponibilità d’acqua, tipo di copertura vegetale, ecc.) che regolano questo processo. Tuttavia l’approssimazione richiesta dal presente studio giustifica l’applicazione delle formule empiriche le quali, pur non descrivendo compiutamente tutti i parametri che influenzano l’evapotraspirazione, si dimostrano valide nella sostanza con un contenuto margine di errore.

E’ stato provato che la formula empirica di TURC (1954) è valida in Italia nel 90 % dei casi con uno scarto non superiore al 15 % rispetto ad altri metodi più complessi (MAINFRE DI e PERNA, 1978). Secondo TURC l’evapotraspirazione reale corrisponde nei nostri climi a quella potenziale poiché le precipitazioni sono superiori all’evapotraspirazione; vale quindi la seguente espressione:

In cui Er è 1’evapotraspirazione reale in millimetri, P le precipitazioni sempre in millimetri, L = 300 + 25T + 0.05T3 e T rappresenta la temperatura media annua espressa in gradi centigradi.

Se consideriamo come temperatura media dell’altopiano il valore estrapolato a Faedo (9.5 °C) e come quantità di precipitazioni quelle riferite all’isoieta passante per Monte di Malo (1400 mm. ) si può giungere ad un calcolo approssimato dell’evapotraspirazione nel tavolato carsico sommitale applicando la formula di TURC.

Si ha quindi:

Quest’ultimo valore, che esprime la quota annua dell’evapotraspirazione in millimetri, ci permette con un semplice calcolo di valutare l’apporto meteorico efficace per l’area del Faedo-Casaron in 859 millimetri.

Per confronto consideriamo una stima più prudente che non tenga conto del decremento verticale della temperatura. Ciò appare lecito qualora i fattori climatici nell’altopiano carsico (energia di radiazione, durata relativa delle ore di sole, ecc.) siano sostanzialmente diversi da quelli della pianura e agiscano in senso contrario a quello del gradiente medio verticale applicato nel calcolo precedente.

Si ha quindi:

Quest’ultimo valore ci permette di calcolare l’apporto meteorico efficace che risulta di 752 mm. con una diminuzione rispetto al dato precedente pari al 12.46 %.

 

4.2 Unità idrogeologiche

Analizzando le caratteristiche litolologiche delle varie unità cronostratigrafiche descritte nei paragrafi precedenti , ricavare dall’alto verso il basso la seguente serie idrogeologica:

1) I Unità a permeabilità primaria costituita essenzialmente da depositi quaternari. Il più alto grado di permeabilità spetta alle alluvioni ghiaiose e alle falde detritiche specialmente con sedimenti non ancora stabilizzati.

2) I Unità a permeabilità secondaria costituita essenzialmente dalle calcareniti oligoceniche caratterizzate da un carsismo marcato; queste rocce presentano anche una permeabilità primaria sia pure subordinata alla prima.

3) II Unità a permeabilità secondaria costituita da alternanze di livelli marnosi, calcarenitici e calcareo-marnosi che rendono verticalmente discontinua la permeabilità per fessurazione e per carsismo.

4) I Unità impermeabile costituita dalle vulcaniti eoceniche. Risultano impermeabili i materiali piroclastici minuti o compatti, i basalti non fessurati e le alluvioni fini che provengono dal disfacimento di queste rocce. Le colate basaltiche di questa unità rappresentano il substrato impermeabile del Faedo-Casaron.

4.3 Strutture idrogeologiche

Nell’area del Faedo-Casaron si riconoscono due diversi tipi di strutture idrogeologiche connesse con le unità permeabili evidenziate nella serie idrogeologica del paragrafo precedente.

Nella prima unità abbiamo strutture di estensione ridotta, se si esclude le alluvioni di fondovalle il cui studio esula dagli scopi del presente lavoro, che sono rappresentate da lenti e falde freatiche sospese su substrati argillosi o più direttamente sulle rocce madri sottostanti (necks e colate basaltiche). La potenzialità idrica di queste strutture è in genere ridotta sebbene in qualche caso questi acquiferi alimentano sorgenti che hanno portate non trascurabili.

Nella seconda unità, che comprende i membri della serie idrogeologica a permeabilità secondaria di cui abbiamo detto al punto 2 e 3 si riconosce una macrostruttura costituita dalla monoclinale del Faedo-Casaron la quale ha immersione generale verso est. Lo spartiacque idrogeologico ad occidente coincide quindi con il limite tra le calcareniti oligoceniche e le sottostanti vulcaniti. Questo limite corre esternamente allo spartiacque idrografico sul fianco occidentale del Faedo-Casaron. La presenza di un chiaro substrato impermeabile immerso verso est e ribassato sullo stesso lato da una serie di faglie costituisce dunque una struttura che funziona da trappola per le acque di infiltrazione. Esiste cioè nella circolazione idrica dell’altopiano Faedo-Casaron un apporto esterno al bacino idrografico del Rana e del Poscola proveniente dal versante della valle dell’Agno.

In conclusione si può affermare che le strutture acquifere della prima unità idrogeologica sono legate sopratutto alle falde detritiche esistenti ai margini del massiccio carbonatico; esse sono alimentate sia direttamente dall’apporto meteorico che da acque di ruscellamento e acque carsiche provenienti dalla macrostruttura. Quest’ultima fa defluire le acque sotterranee verso punti in genere abbastanza localizzati e individuati sia sul settore orientale che in quello meridionale del massiccio del Faedo-Casaron.

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