Gettate

loc-gettateIl Ramo delle Gettate è il secondo ramo che si stacca sulla destra idrografica risalendo il Ramo Giacobbi.

L’accesso si trova poco oltre il passaggio della Bocca dello Squalo (punto 28 del rilievo). Ci sono due possibilità: quella più comoda è seguire il percorso abituale restando alti sulla destra nella sala. Iniziata la discesa per ritornare sull’attivo (punto 29 del rilievo), si devia verso sinistra tornando indietro e passando sotto la frana fino a reincontrare l’attivo dopo aver sceso uno scalino roccioso. In questo punto parte a destra il Ramo delle Gettate.
L’altra via, un po’ meno comoda, ma carina, consiste invece nello scendere a sinistra verso l’attivo, appena passata la Bocca dello Squalo, e risalirlo lungo una condotta lavorata a scallops fino ad arrivare alla partenza del ramo.

Il Ramo delle Gettate inizia con un’ampia galleria di crollo con a sinistra uno splendido ballatoio concrezionato con una fila di colonne. Dopo pochi metri la condotta è completamente ostruita da uno sbarramento di roccia uniforme che sembra più un’argilla compatta e che ritroveremo più avanti. Per fortuna l’acqua ha scavato uno stretto passaggio a sifone, disostruito dagli esploratori, che però è solito riempirsi d’acqua dopo intensi periodi di pioggia. Facile quindi trovarlo completamente allagato; sul posto si trova una canna di gomma da utilizzare per svuotare il sifone.

Il passaggio del sifone impone una bella infangata da cui, molto probabilmente, neanche la pancia resterà indenne. Pochi metri di gattonamento in una condotta freatica e poi il ramo assume l’aspetto di una forra larga poco più di un metro ed alta fino a quattro metri nella parte iniziale.

L'accesso al Ramo delle Gettate avviene attreverso un passio che può anche sifonare, con Filippo Rossetto (foto Sandro Sedran S-Team)

L’accesso al Ramo delle Gettate avviene attreverso un passaggio che può anche sifonare, con Filippo Rossetto (foto Sandro Sedran S-Team)

Dopo una ventina di metri incontriamo la prima delle caratteristiche che rende questo ramo unico: ad un metro da terra uno strato di roccia più dura taglia di traverso la condotta obbligando a passarci sopra. In realtà si vede che non è proprio roccia perchè è abbastanza friabile sui bordi; sembra quindi un’argilla molto compatta. Purtroppo, solo dopo un’attenta visione delle foto realizzate da S-Team, si è notato che lo strato è crepato e quasi sicuramente non riuscirà a sostenere ancora per molto il peso di una persona: si raccomanda quindi di non salirci più sopra.

Il Ramo delle Gettate presenta uno strato più duro che non è stato eroso dall'acqua, con Filippo Rossetto (foto Sandro Sedran S-Team)

Il Ramo delle Gettate presenta uno strato più duro che non è stato eroso dall’acqua, con Filippo Rossetto (foto Sandro Sedran S-Team)

Superato un altro tratto isolato sospeso, il soffitto si abbassa e si arriva ad un rettilineo dove lo strato sospeso è continuo. Solo qualche buco sul pavimento ci ricorda che lo strato è sospeso sul vuoto ad un metro da terra. Qui, per evitare di romperlo o rovinarlo si consiglia di mettere i piedi ai lati, vicino le pareti, per non gravare col peso sul centro più debole.
Questa condotta, abbellita da stalattiti,  è spettacolare: le morfologie ci raccontano periodi freatici, di completo allagamento, alternati a periodi vadosi in cui l’acqua scorreva a pelo libero scavando il fondo, ma non riuscendo ad erodere lo strato sopra cui ora si cammina.

Nella seconda parte del rettilineo lo strato non eroso è quasi uniforme, ma i fori ci ricordano che sotto è vuoto, con Filippo Rossetto (foto Sandro Sedran S-Team)

Nella seconda parte del rettilineo lo strato non eroso è quasi uniforme, ma i fori ci ricordano che sotto è vuoto, con Filippo Rossetto (foto Sandro Sedran S-Team)

Dopo una curva a destra il ramo termina, ma invece prosegue a sinistra dove una bella stalattite fa da ingresso alla prima di cinque salette consecutive tutte molto simili e sorprendenti. L’altezza massima è sui due metri e sono ricche di concrezioni, tra cui splendide stalattiti arancioni; hanno tutte forma tondeggiante e sono separate tra di loro da stretti passaggi, avolte anche concrezionati. La loro forma fa pensare che possano essersi formate dal passaggio di acqua che ha creato dei mulinelli che hanno progressivamente allargato la stanza in cui roteava, stesso procedimento per la formazione delle marmitte solo che qui è intervenuta anche la corrosione del soffitto da parte di sacche di aria umida ricca d’anidride carbonica.
Ad un certo punto della storia geologica della grotta, qui si è riempito tutto di fango, fin quasi al soffitto. La prova di questo si trova nella seconda saletta dove alla base di una stalattite è rimasta appesa una crosta calcitica che si è sicuramente formata sopra una superficie piatta. Ai lati delle salette si trovano ancora imponenti depositi di fango e spesso si sprofonda abbondantemente durante la progressione.

La prima saletta, con Alessandro Pittarella (foto Sandro Sedran S-Team)

La prima saletta, con Alessandro Pittarella (foto Sandro Sedran S-Team)

Nella seconda saletta questa crosta sospesa ci ricorda a quale altezza arrivava il deposito di fango, con Alessandro Pittarella (foto Sandro Sedran S-Team)

Nella seconda saletta questa crosta sospesa ci ricorda a quale altezza arrivava il deposito di fango, con Alessandro Pittarella (foto Sandro Sedran S-Team)

Verso la terza e quarta saletta con evidente l'imponente deposito di argilla ai lati, con Bianca Trevisan (foto Sandro Sedran S-Team)

Verso la terza e quarta saletta con evidente l’imponente deposito di argilla ai lati, con Bianca Trevisan (foto Sandro Sedran S-Team)

Dopo la quinta saletta il ramo gira a destra di 90° riassumendo l’aspetto di stretta forra, con ancora un paio di strati più duri sospesi a mezz’aria, per poi terminare dopo una ventina di metri.

Il rettilineo terminale poi chiude in fessura impraticabile, con Alessandro Pittarella e Filippo Rossetto (foto Sandro Sedran S-Team)

Il rettilineo terminale poi chiude in fessura impraticabile, con Alessandro Pittarella e Filippo Rossetto (foto Sandro Sedran S-Team)

Testo: Sandro Sedran

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