Geologia ed aspetti paesaggistici

Il Territorio tra Monte di Malo e San Vito di Leguzzano

RENATO GASPARELLA
Naturalista
Centro Studi del Priaboniano

Quasi tutto il territorio comunale di Monte di Malo e parte di quello di San Vito di Leguzzano è costituito da una potente pila di strati rocciosi di varia composizione più elevati verso nord-ovest e degradanti verso sud-est. Le quote più alte vengono raggiunte dal Monte Faedo e dal Monte Stòmita, rispettivamente di metri 780 e di metri 775 s.l.m.
La genesi e l’evoluzione del complesso roccioso sviluppatisi per lo più in ambiente subacqueo, coprono un arco di tempo di circa 70 milioni di anni. Il nostro territorio giaceva infatti in condizioni completamente diverse da quelle attuali sul fondo del cosiddetto Mare di Tetide che separava il continente africano da quello europeo, collegando direttamente, salvo per un intervallo del Miocène, l’oceano Atlantico e quello Indiano. Sul fondo del mare, che poteva subire più o meno intense variazioni verticali a causa dell’urto o dell’allontanamento delle zolle continentali, si accumularono ingenti quantità di sedimenti, di materiali vulcanici e di resti di animali e vegetali. Con vari processi di compressione, indurimento e naturale cementazione, tali sedimenti, in un lunghissimo periodo di tempo, formarono innumerevoli strati rocciosi ordinatamente sovrapposti l’uno sull’altro con eccezionale regolarità.
Solo 5 milioni di anni fa, le fasi finali del processo del corrugamento alpino, provocato dall’urto della zolla continentale africana contro quella europea, determinarono la lentissima emersione dei fondali marini e delle stratificazioni rocciose, formando l’attuale complesso collinare spezzato da faglie, inciso da valli, coronato da paleofrane e cariato da un imponente carsismo. Particolarmente importanti sono le faglie di Malo e di Schio di dimensioni regionali. La struttura rocciosa originaria, ora mascherata da uno spettacolare mantello vegetale, è leggibile sul fondo delle valli, nei dirupi naturali, nelle grotte carsiche o artificiali e nelle cave coltivate per l’estrazione delle materie prime impiegate nell’edilizia, viabilità, industria: calcare, calcarenite, basalto, tufo, terre coloranti, lignite, ghiaia, sabbia, arenaria, caolino.

Una passeggiata nel tempo. Mare profondo.

Nella cava detta “Le Priare” a sud di San Vito di Leguzzano, è ben visibile la fitta stratificazione della scaglia rossa del Cretacico, formatasi in questo sito 66-65 milioni di anni fa in un mare aperto, profondo oltre mille metri. Questo tipo di roccia, l’unica dell’Era Mesozoica presente anche nel Comune di Monte di Malo, è costituita da una caratteristica grana molto fine in cui compaiono rari echinidi, ammoniti fossili e stupende inclusioni arborescenti di ossido di ferro e manganese, dette dentriti.

Denti di selaci e lenti di selce

I soprastanti strati sono osservabili lungo la Valle Serena, da contrada Antonella di Case di Malo alla contrada Maróla, in una serie quasi didattica da valorizzare anche turisticamente. Si tratta dell’ “Orizzonte di Spilecco” i cui calcari conservano denti di selaci simili a quelli reperibili a Bolca Veronese. Più in alto compaiono i calcari del Paleogène, caratterizzati da bitorzolute inclusioni di selce talvolta scambiate dai ricercatori dilettanti per ossa fossilizzate. Con queste rocce siamo entrati nel Cenozoico o Terziario e viaggiamo sui 55 milioni di anni fa. Assieme a qualche gasteropode fossile compaiono piccole nummuliti così chiamate per la loro somiglianzà con monetine più o meno piatte e discoidali.

Un mare poco profondo e ricco di vita

I calcari dell’Eocène inferiore affiorano nel Torrente Pizzólon ma apparivano in modo più splendido in una ex cava presso la contrada Gecchelina, chiusa e ripristinata a coltura nel 1999. La roccia calcarea, bianca, compatta, talvolta simile al marmo, include magnifici fossili tra cui coralli conservati fin nei minimi dettagli. Frequenti le macchie rossastre di ossido di ferro dovute all’alterazione chimica dei noduli metallici di pirite, calcopirite, marcasite, manganese.

L’Eden dei paleontologi

Un po’ più a sud, presso la località Calcara, tra Malo e Priabona, è ancora attiva la grande cava “Smetre” della famiglia Rossi costituita da uno strato basale di tufi nerastri molto fossiliferi e da un’imponente bastionata calcarea ben stratificata dell’Eocène medio (45 milioni di anni fa), vero paradiso per i geologi e i ricercatori di fossili: radiolari, bivalvi, gasteropodi, echinidi, coralli, denti di pesci ma soprattutto granchi eccezionalmente abbondanti ed ottimamente conservati.
Fino al 1999 era visibile un nero filone basaltico verticale che, salendo dalle profondità del sottosuolo, attraversava i bianchi calcari. Altro spettacolo era offerto da un’evidente faglia con forte spostamento verticale delle tufiti basali. Infine, un po’ ovunque, si notavano vari pozzi carsici intasati di argilla, spesso contenenti resti di fauna quaternaria.

Un mare di fuoco

Dalla località Bòro alle contrade Chiumenti-Scarsi ma anche nel versante della Valle dell’Agno da Massignani Alti a Muzzolón e Ceréda, si stende un impressionante deposito di vulcaniti (basalti e “tufi”) ricordo della più violenta eruzione vulcanica della storia geologica del Veneto occidentale: nel Piano Bartoniano (45 milioni di anni fa), infatti, fu riempita di vulcaniti una gigantesca fossa tettonica nota come “semigraben” dell’Alpone-Chiampo. La cospicua presenza di vulcaniti originò numerosi isolotti vulcanici che con il loro disfacimento fisicochimico contribuirono alla formazione delle marne di Priabona del successivo Piano chiamato “Priaboniano” o Eocène superiore. Nei momenti di stasi o quiescenza dell’attività vulcanica la vita marina poteva riprendere nei bassi fondali come documentato dai fossili del cosiddetto Orizzonte di Ronca, reperibili anche nel pieno centro di Monte di Malo. Sulle parti emerse degli isolotti vulcanici, attecchì un’abbondante vegetazione ben rappresentata nei depositi di lignite in Val Poscola, Pizzolón, Rana, Lambre e, ancor di più, a Massignani Alti e Muzzolón. Infine, lo spesso deposito di basalto condizionò il successivo sistema carsico e la genesi delle più estese cavità naturali presenti nella zona: la Grotta della Poscola e il Buso della Rana.

Un grande deposito di marna

Al valico di Priabona, un colossale murazzo di sostegno costruito intorno agli anni 1987-1988, nasconde la più vistosa stratificazione di marne priaboniane costituite da un miscuglio di calcare e argille. In questo sito si fermavano paleontologi provenienti da ogni parte del mondo per studiare gli strati ed i fossili in essi contenuti: briozoi, nummuliti, operculine, discocycline, asterocycline, bivalvi, gasteropodi, coralli, granchi, denti di pesci ma anche resti vegetali.
La località gode di fama internazionale in qualità di “strato-tipo” cioè come sezione di riferimento a scala mediterranea di quell’intervallo di tempo che chiameremo “Priaboniano” e che è equivalente all’Eocène superiore. Il piano geologico Priaboniano con il suo strato-tipo, fu istituito nel 1893, su proposta dei due geologi Ernest Munier-Chalmas e Albert De Lapparent. Le marne di Priabona, che al valico raggiungono una potenza di circa 90 metri, affiorano anche nella Val Poscola e Valle Faeda, dove nel 1985, il dottor Vincent Barbin, allora laureando, scoprì un frammento di pesce volante fossile, nuovo per la scienza, il Praevoli-tansfaedoensis. Altri strati sono visitabili nell’ex-pista di motocross, lungo la strada Priabona-Monte di Malo, alla cava Brunelli, al Buso della Rana, sulla Granella ed in Val Bressàna. Nella cava Brunelli è osservabile uno splendido contatto tra le marne priaboniane e le soprastanti calcareniti oligoceniche. In uno spiazzo parcheggio a sud del Buso della Rana, le marne poggiano invece sulle precedenti vulcaniti bartoniane, cioè della parte più alta dell’Eocène medio.

I monti di corallo

Sopra le marne priaboniane si erge la grandiosa pila delle calcareniti di Castelgomberto dell’Oligocène (36-24 milioni di anni fa) la cui potenza varia da 200 a 300 m. Nelle calcareniti fittamente fessurate, ottime quindi per lo sviluppo del carsismo, sono presenti molti fossili marini ben conservati. In particolare, la varietà ed abbondanza di coralli aiuta a ricostruire il paleoambiente: una laguna limitata a nord dalle Prealpi, già emerse, e, a sud, negli attuali Monti Berici, da una poderosa barriera corallina come proposto dal geologo americano Frost.
Altro elemento caratteristico è la presenza di alghe nullipore ben riconoscibili nelle calcareniti. Il blocco carbonatico è attraversato verticalmente da “neck” cioè da apparati vulcanici esplosivi sviluppatisi intorno a 25 milioni di anni fa. Nei loro condotti riempiti da basalti spesso colonnari o da brecce di esplosione, sono reperibili geodi e druse di quarzo, calcedoni ed agate, talvolta splendidamente zonate. Sulle sommità dei monti ma anche nelle zone medio-basse, i neck sono riconoscibili per la loro forma tondeggiante o conica e per il materiale prevalentemente nerastro da cui sono costituiti.
Sono neck i monti Trinca, Campi Piani di Sopra, Ulba-Casaron, Grumàldo, Cima ed il notissimo “Mución”… Sullo spartiacque del M. Grande, sono stati raccolti resti fossili di Heliterium veronense (= dugongo o lamantino) di circa 25 milioni di anni fa.

La grande distesa di sabbia

Nel Miocene (24-25-milioni di anni fa) si sfiorò la catastrofe ambientale. Il Mare di Tetide, non più collegato con l’Oceano Atlantico e quello Indiano, subì un’intensa evaporazione e si ridusse a numerosi bacini sempre più salmastri e sempre più bassi di livello. Le aree emerse furono coperte da spesse coltri di finissima sabbia silicea per lo più di origine eolica, Tale sabbia, cementata dal carbonato di calcio, costituì una roccia detta “arenaria”. Nel nostro territorio, le arenarie di San Urbano sono state quasi completamente asportate dall’erosione. Rimangono poche tracce forse nei sedimenti alluvionali a ciottoli silicei policromi presenti nelle centinaia di doline superficiali, da cui scendono con le acque meteoriche nel grandioso labirinto carsico del Buso della Rana.
È noto che nelle sabbie e ghiaie del greto torrentizio, all’interno della grotta, si trovano innumerevoli ciottolini silicei policromi che talvolta costituiscono veri campioncini di calcedonio, perle di grotta di quarzo, diaspro, onice, agata,
Tra le sabbie della grotta, infine, sono stati raccolti oltre 1.600 dentini di pesci fossili, attualmente allo studio all’Università Statale di Milano. Si tratta di dentini tipici dei pesci di scogliera corallina come squalo, sarago, pesce istrice, razza, rettili marini ecc. originariamente conservati dentro le calcareniti ed isolati, quindi, dai processi erosivi.

Il dominio dei mammiferi

Concludono la serie stratigrafica le argille plioceniche e pleistoceniche (5-0,01 milioni di anni fa), presenti in tutto il territorio e componenti di primaria importanza della pianura di origine fluvio-glaciale, impiegate nelle fornaci per la produzione dei laterizi. Nelle argille contenute nei pozzi carsici delle cave e nelle grotte naturali sono stati trovati dei resti fossili di Ursus speleaus, alce, bisonte, rinoceronte, scimmia, cervo, capriolo e roditori.

Il padrone di casa

La presenza dell’uomo dal Neolitico in poi è provata da piccoli ma significativi insediamenti scoperti sulle nostre colline: Monte Palazzo, con la Grotta del “Béco de oro”, Sisilla, presso San Tomio di Malo, Colle di San Vittore a Priabona e Buso della Rana.
Ma con questa presenza si esce dalla Geologia per entrare nella Preistoria e nella Storia.

Itinerari naturalistici

1 – Giro Priaboniano – 1993
Tappe: partenza dalla chiesa parrocchiale di Priabona e visita alla Sala dei Fossili. Il percorso si snoda interessando i seguenti luoghi: ex pista da motocross, piazza dei Can, cava Brunelli, oratorio di San Giorgio, chiesa parrocchiale di Priabona, grotta della Poscola. Percorso privo di difficoltà. Tempo di percorrenza: ore 3 (con visita guidata); segnavia arancione. Punti interessanti: Sala dei Fossili; specchio di faglia e contatto tra marne priaboniane e calcareniti di Castelgomberto alla cava Brunelli; oratorio quattrocentesco di San Giorgio; grotta carsica della Poscola (m. 1.500 di sviluppo).

2 – Giro Buso della Rana – 1993
Tappe: partenza dalla piccola cava situata lungo la provinciale Priabona – Monte di Malo (possibilità di parcheggio non custodito). Il percorso tocca le seguenti località: Ingresso del Buso della Rana, cava e contrada Maddalena di Sopra, contrada Santa Lucia, ritorno alla cava di partenza. Percorso privo di difficoltà. Tempo di percorrenza: ore 2.30 (con visita guidata); segnavia viola. Punti interessanti: la zona di contatto tra le vulcaniti bartoniane e le marne priaboniane, visibile nella piccola cava; il maestoso Buso della Rana, la più estesa grotta italiana ad ingresso unico (oltre 26 chilometri); il sito neolitico nella cava Maddalena di Sopra; l’oratorio cinquecentesco di Santa Lucia (all’interno pala del Maganza); la contrà Santa Lucia, con le sue particolari strutture architettoniche. ‘

3 – Passeggiata Madonna della neve – 1995
Tappe: partenza dalla Trattoria da Pino a Priabona. Il percorso si snoda lungo la strada Cavallàra, le contrade Xotta e Campi Piani di Sotto e di Sopra, contrà Barbari, valle Faeda e sentiero Campagnòla, con ritorno alla Trattoria da Pino. Percorso privo di difficoltà. Tempo di percorrenza: ore 3.30 (con visita guidata ); segnavia rosso.
Punti interessanti: spettacolare paesaggio lungo tutto il percorso; basalti colonnari a contrada Xotta; oratorio della Madonna della Neve; antiche strutture architettoniche nelle contrade; onomastica e toponomastica medio-alto-tedesca; neck (vulcano esplosivo sottomarino) a Campi Piani di Sopra; grotte soffianti (d’estate) nella valle Faeda.
4 – Giro “Faedo – Mucion – Faedo” – 1995
Tragitto: Partenza dalla chiesa di Faedo di Monte di Malo. Il percorso tocca le seguenti località: valle delle Lore, Cima, chiesetta del Muciòn, Cima, Parpanòie, altopiano della Stomita – Faedo, roccolo Rossato, con ritorno alla chiesa di Faedo. Percorso privo di difficoltà. Tempo di percorrenza: ore 6 (con visita guidata); pranzo al sacco; segnavia giallo-blu. Non percorribile durante la stagione venatoria (informarsi presso il Municipio di Monte di Malo, tel. 0445 589711).
Punti interessanti: doline carsiche nella valle delle Lore; neck del Muciòn; chiesetta in stile alpino del Muciòn; strada dei Roccoli; spurga delle Parpanòie (-39 metri); Bochéta de la Cróse con spettacolare panorama sulla Valle dell’Agno e Piccole Dolomiti; frana della Stomita con relativa leggenda; grandioso faggio.
5 – Passeggiata San Vittore – 1996
Tragitto: partenza dalla scuola elementare di Priabona. Il percorso si snoda lungo il sentiero degli Scròcan abbellito da due capitelli, chiesa di Santa Maria Assunta, oratorio di San Vittore, valle della Bessa, trattoria al Forte, neck di contrada Porrà, con ritorno alla scuola elementare.
Percorso privo di difficoltà. Tempo di percorrenza: ore 3.30 (con visita guidata); segnavia azzurro.
Punti interessanti: torre campanaria del 1450 e statua della Madonna col Bambino (opera di Nicolo da Comedo, 1447) nella chiesa di Santa Maria Assunta; oratorio di San Vittore (VIII secolo?) con gli affreschi della scuola del Cimabue (1270 circa); “Pèche de la Madona”; particolare di condotto esplosivo vulcanico in località contrada Porrà.

 

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