Dopo la giunzione tra Pisatela e Rana, avvenuta il 17 marzo 2012, fortemente voluta dagli speleologi di Malo e realizzata assieme a quelli di Schio, la traversata tra le due grotte è stata realizzata solo pochissime volte e da poche persone. Le piogge primaverili del 2012 hanno subito ritappato il passaggio e bloccato l’intenzione. Dopo la posa in opera di una porta di contenimento dei detriti, solo il 29 luglio 2012 è stata realizzata la traversata da speleologi di tre generazioni dei gruppi di Malo, Schio e Vicenza. Poi le piogge autunnali 2012 ed una piena eccezionale hanno causato una frana nella Saletta Ultima Spiaggia tappando l’inizio del passaggio del by-pass verso il Ramo Nero, mentre le piogge della primavera 2013 hanno mosso nuovamente la frana chiudendo il passaggio nel punto verticale di giunzione tra le due grotte facendo sopire, per ora, ogni velleità attraversatoria.
Nel momento in cui si scrive questo articolo, estate 2013, si hanno notizie di lavori in corso da parte del gruppo di Malo per ripristinare e consolidare il passaggio. Chissà che, una volta riaperto, alcuni volenterosi approfittino della situazione per cercare con maggiore convinzione una via alternativa all’attraversamento della frana per transitare da una grotta all’altra.
Vista l’impossibilità attuale di poter ripetere l’impresa e, dopo un anno di accantonamento di questo articolo, lo pubblichiamo affinchè anche chi non l’ha vissuta di prima persona possa immaginare la traversata dalle parole che andrà a leggere di seguito.
Descrizione della traversata dall’ingresso basso della Pisatela
Lunghezza: circa 3 km
Dislivello: – 316 m
Durata: circa 8 ore
Che sia chiaro fin da subito: non è una passeggiata!
“Ah, tanto in Rana sono tutte gallerie orizzontali, quindi è facile”. No, è faticosa.
E’ una continua ginnastica di arrampicate, striscate, tratti acquatici, passaggi aerei, lunghi tratti in cui non si riesce a restare eretti. Bisogna quindi essere speleologi preparati fisicamente e mentalmente.
Se poi si aggiunge lo stress di doversi trovare pure la strada giusta, allora diventa veramente impegnativa. Si consiglia quantomeno la guida di qualcuno che sia già stato nel Ramo Nero, il più ostico per l’orientamento.
Assolutamente da non sottovalutare il pericolo di piene improvvise. Sono moltissimi i punti in cui le gallerie si riempiono completamente d’acqua rendendo impossibile sia proseguire che tornare indietro. Entrare solo con bel tempo stabile e sicuro!
Per effettuare la traversata, si consiglia di entrare dalla Pisatela ed uscire dalla Rana. Principalmente per il fatto che si fa in discesa (irrilevante, una volta arrivati in Rana), ma soprattutto perchè si ha la parte meno faticosa alla fine e poi non si corre il rischio di dover tornare indietro nella malaugurata ipotesi che il passaggio in frana, che unisce le due grotte, non sia transitabile!
Al momento non ci sono sentieri puliti ed evidenti che consentono di andare a piedi dall’ingresso della Rana a quello della Pisatela (facile che in futuro si ripristini una vecchia via esistente) e quindi bisogna necessariamente disporre di due automezzi. Parcheggiare nei pressi della Rana un mezzo e salire con l’altro in Faedo fino all’ingresso inferiore della Pisatela. La mega-traversata dall’ingresso superiore, Camino Pater Noster, ve la racconteremo un’altra volta, ma possiamo dirvi che finora è stata realizzata il 29/7/2012 solamente da 5 speleologi del gruppo di Schio ed a cui va l’onore della prima traversata assoluta ed integrale.
Purtroppo, dopo il disarmo del Buso della Pisatela da parte del gruppo di Schio, da dicembre 2012 bisogna mettere in conto pure l’armo dei pozzi fino a Sala dell’Orda (vedi scheda d’armo). Questo obbliga poi a rientrare nuovamente per recuperare i propri materiali.
Informarsi presso i gruppi di Malo e Schio per avere aggiornamenti sullo stato d’armo: potrebbe essere che la grotta sia lasciata armata da qualcuno di loro.
La grata che protegge l’ingresso è sempre aperta ed è stata messa per impedire che s’infilino animali, specie i cani dei molti cacciatori che battono queste zone. Il lungo cunicolo iniziale, allargato con duro lavoro di scavo, viene percorso carponi e strisciando (sacco a traino) fino all’inizio della serie di piccoli pozzetti che portano in profondità. Sono tutti mono-tiro, il più lungo sarà una quindicina di metri, intervallati da corti meandri in roccia viva allargati “di prepotenza” dal Gruppo di Schio a cui va tutta l’ammirazione per la determinazione e la costanza nell’aver perseverato senza mai arrendersi.
L’arrivo in una condotta più ampia, la Galleria Emicranica, ci rilassa per un attimo prima di risalire su staffe ed affrontare in contrapposizione il tratto più odiato della Pisatela: un passaggio in contrapposizione sulla volta di un’alta fessura verticale pronta ad inghiottirci ad incastro sotto di noi. Un traverso su staffe, l’ultimo saltino in corda e si entra nella grande Sala dell’Orda che tanto illuse gli esploratori costringendoli a fermarsi di fronte a crolli colossali che tappavano ogni passaggio.
(Gli attrezzi da progressione verticale non serviranno più fino all’uscita, ma le longes verranno utili nel passaggio del Lago d’Ops e nel Pettine del Ramo Nero)
Ma anche qui non si arresero e sul lato destro del pozzo d’accesso e della Madonnina (guardando la parete e seguendo il filo del telefono) si scende fino allo stretto passaggio tra frana e parete che immette nel ramo attivo ed in breve conduce sulle rive del lago Stargate. Diritti si va nel Ramo Giacobbi (Stargate aggirabile tramite by-pass, per evitare di bagnarsi) mentre a destra lo si aggira per condotta fossile (una volta completamente tappata da fango e detriti ed oggi transitabile grazie ad una splendida intuizione di “Pierga” Marchioro). Prima si era costretti ad indossare gli stivaloni da pescatore per attraversarlo con l’acqua fino al petto.
Appena di là, sulle rive dello Stargate, dalla parte opposta, c’è il basso passaggio del by-pass per il Ramo Giacobbi. Seguendo l’acqua, e strisciando sulla sinistra per breve tratto, si entra nella gigantesca Sala delle Mogli. A valle ci attende il Lago Lungo, da percorrere stando sul lato destro; qualche passaggio tra massi e, sempre seguendo l’acqua, si arriva nella saletta terminale della F-Rana. Tutto quest’ultimo tratto si allaga completamente durante le piene e si capisce il perchè guardando l’esiguo spazio in cui s’infila l’acqua.
Noi saliamo nella parte superiore e ci troviamo di fronte al tunnel scavato nella frana che separa le due grotte. Le piene arrivano fino a qui e spesso hanno ritappato lo scavo fatto congiuntamente dai gruppi di Malo e Schio; per questo motivo è stato posto un cancello per impedire ai detriti di entrare nel tunnel e chiudere il passaggio, ma anche per ripristinare la circolazione d’aria originaria prima dello scavo. Nota Bene (2015): il cancello è chiuso e bisogna chiedere le chiavi ai gruppi di Malo o Schio.
Il tunnel nella frana sarà lungo una trentina di metri e ti lascia un segno indelebile nel cuore e nella mente; tubi innocenti, morsetti e guard-rail ovunque! Il sogno del secondo ingresso in Rana è stato raggiunto con tantissime giornate di faticoso e pericoloso lavoro di scavo e messa in sicurezza. Grazie ragazzi! Non finiremo mai di ringraziarvi abbastanza per quello che avete fatto.
Il tratto più verticale in frana è stato l’ultimo ad essere scavato ed un piccolo cartello metallico indica il punto esatto della giunzione. Poi un tratto orizzontale, quello scavato dal lato Rana, da fare strisciando e finalmente gli “ampi” spazi della Saletta Ultima Spiaggia con la storica targhetta arancione lasciata da Da Meda e Lanaro durante la loro esplorazione del 1994.
A questo punto bisogna prepararsi per l’attraversata delle zone allagate del Ramo Nero; quasi costantemente in ammollo su acqua bassa e laminatoi per circa 150 metri, con un tratto in cui ci si bagna fino al collo. Qui sta a voi decidere se indossare la muta (ma bisogna portarsela in giro bagnata per tutta la Rana) o dei ricambi asciutti (opportunamente protetti in sacche stagne) da indossare una volta passata la zona allagata (consigliabile).
Dalla Sala Ultima Spiaggia si scende a valle verso destra (vedi rilievo giusto qui sopra) e ci s’infila a destra su basso passaggio sopra i sassi. Anche questo tratto risulta ostruito nel momento in cui scriviamo. Potrebbe essere aggirato passando per la sovrastante condotta freatica, ma serve uno spezzone di corda per aiutarsi nello scendere un saltino di 2-3m. Il by-pass del sifone si trova sempre sulla destra e lo percorreremo strisciando fino al lago da cui parte la sagola usata da Ennio Lazzarotto nel dicembre ’92, prima persona a superare il sifone. Ci troviamo ora ad affrontare una serie di bassi laminatoi allagati che terminano con un passaggio in cui solo la testa riesce a stare fuori dall’acqua; seguono delle belle condotte freatiche parallele ricoperte da scallops, una saletta con dei camini ascendenti ed un ultimo laminatoio prima di giungere al bivio.
A sinistra si consiglia la deviazione fino a Sala della Foglia, per belle gallerie concrezionate. A destra una comoda galleria ci porta agli stretti passaggi che c’immettono nella spettacolare Sala Settembre, con il suo altissimo specchio di faglia e laghetto alla base. Consigliamo di cambiarsi qui o in Sala della Foglia, fuori dalle correnti d’aria.
La prosecuzione si trova risalendo dalla parte opposta alla faglia e calandosi in una diaclasi con breve arrampicata in libera e successiva scaletta nella Seconda Sala dei Tufi. Anche qui deviazione consigliata a sinistra per osservare il ramo attivo e le sue belle forme d’erosione tra cui profonde marmitte. Ma il piatto forte ci attende a destra della scala: breve risalita e ci troviamo di fronte la meraviglia del Lago d’Ops, perfettamente circolare e colmo d’acqua limpidissima. Traverso attrezzato, scaletta in discesa e siamo nella Sala dei Tufi con il suo bivacco ricavato in un incavo della roccia su uno strato di depositi piroclastici solidificati.
Passiamo la cascatella dell’attivo (una volta si transitava di là, risalendo con una scaletta speleo) e poi siamo nelle condotte del Pettine dove è facile perdere l’orientamento ed il rilievo non aiuta a capire la propria posizione. Ci sono subito due possibili vie: quella alta, arrampicando sopra un macigno posto di traverso, o quella bassa che resta a livello dell’attivo e attraversa una strepitosa e stretta condotta freatica e basse gallerie che si allagano completamente con le piene. Consigliabile la via bassa, molto più bella e priva di passaggi aerei delicati da fare in libera. Entrambe le vie sbucano in corrispondenza di uno splendido specchio di faglia (scritta “U” sulla parete). Si continua per la via più logica, ignorando le deviazioni di sinistra e seguendo le numerose frecce in nero-fumo. La discesa di un salto è agevolata da una una corda (occhio allo stato degli armi). Appena oltre una inversione ad “U” verso destra e l’imbocco di una galleria in diaclasi. Nuova inversione del senso di marcia, in corrispondenza di un saltino in discesa (attenzione) e troviamo il traverso aereo, con fune di sicurezza, che ci fa tornare nuovamente indietro di direzione, ma in una condotta parallela. Il traverso è evitabile passando per l’attivo scendendo la galleria sotto il saltino precedentemente incontrato e risalendo poco dopo.
La saletta Macchu Picchu non è altro che uno slargo della galleria; la costeggiamo restando alti a destra per poi discendere a livello dell’attivo (ripida discesa franosa con corda di aiuto) che si segue fino a Sala dei Cani passando per un basso laminatoio teatro di una precipitosa fuga da parte degli esploratori mentre erano inseguiti da una piena.
L’uscita da Sala dei Cani è sulla sinistra dove bisogna fare un po’ di acrobazie per infilarsi orizzontalmente nel passaggio in frana (ignorando gli sprofondamenti che lo precedono), stando attenti a non incastrarsi. Sempre dentro la frana si scende di quota fino a reincontrare l’attivo che ora scorre in ambienti larghi ma bassi. Attenzione a non perdere il by-pass sulla sinistra (triangolo in nero-fumo), breve tratto da strisciare che aggira una frana sull’attivo.
Dopo Sala Nera ci attende un lungo tratto di progressione faticosa fino alla caratteristica fessura verticale che segna l’uscita dal Ramo Nero. Si abbandona l’attivo per salire a destra ed in breve ritrovarsi al bivacco di Sala Snoopy dove ci attende una meritata sosta mentre la mente corre ai racconti degli esploratori che giunsero qui per la prima volta nel 1971 e che in questo bivacco si riposavano durante i periodi d’oro dell’epopea esplorativa.
A monte ed a sinistra del bivacco s’imbocca una galleria quasi rettilinea al termine della quale bisogna prendere sempre le deviazioni a sinistra. Frecce, segni “U”scita, evidenti segni di passaggio e staffe metalliche aiutano a trovare la via tra queste piccole e strette serie di gallerie labirintiche. Una volta sbucati fuori ed iniziata una risalita, giratevi a guardare il caratteristico bivio con lama di roccia che separa la via per il Ramo della Faglia.
Invece di scendere nella galleria in cui ci troviamo, si devia a destra infilandosi in discesa su una fessura che sbuca in un ramo sottostante tramite un saltino aiutati da una corda e qualche staffa. Passiamo la Sala della Conoide e subito dopo ignoriamo ancora l’invitante condotta che prosegue diritta per salire a destra sempre aiutati da corda e staffe. Ambienti ristretti ed una ripida discesa ci fanno sbucare nel Ramo Attivo di Destra; noi proseguiamo verso sinistra e, tenendo la destra, ci ritroviamo in Sala Ghellini. Possiamo dire che, a livello di orientamento, il difficile è passato. Una volta infilati nella “buca da lettere”, si ritorna a livello dell’attivo e lo si segue fino al Laminatoio Bagnato, una decina di metri da strisciare su fondo acquoso. Lasciata a destra la diramazione per i Rami di Sinistra, una saletta e poi, prima di un lago la deviazione a destra per il passaggio del Laminatoio Asciutto che c’immette nella grande Sala Pasa, caratterizzata dal tetto piatto e grandi blocchi di crollo sparsi.
Dalla parte opposta della sala, un piccolo passaggio in discesa ci fa entrare nella Sala Antoniazzi, punto estremo della Rana prima del boom esplorativo degli anni ’70. Fune e staffe ci fanno tornare a livello dell’attivo dove, al termine di un laminatoio, si tiene la destra per risalire su staffe di qualche metro per by-passare la frana che ostruisce il passaggio. Di nuovo giù sull’attivo ed altro laminatoio prima di entrare nella Sala della Scritta, con le scritte storiche dei gruppi vicentini. Individuare il passaggio verso il basso sul fondo della sala e poi via comodi nella fantastica condotta freatica che caratterizza il Ramo Attivo di Destra.
Al suo termine, a seconda della stanchezza, dovremo decidere se fare o no il Ramo delle Marmitte.
La prima opzione è deviare a sinistra per il Ramo Morto. Dopo i suoi acrobatici passaggi tra gli enormi blocchi di crollo, oggi agevolati di molto dalle nuove staffe, entreremo nei Rami Argilla e Marmitte.
Altra possibilità è andare diritti ed entrare nel Ramo Principale scendendo la scaletta della cascata nella Saletta Nera; appena dopo il laminatoio che segue alla Sala dei Massi, si devia a sinistra per stretta fessura in salita passando attraverso il Labirinto e la Sala da Pranzo.
In ogni caso si giunge al Trivio e si percorre la grande e dritta galleria che ci conduce alla ferrata sul Laghetto di Caronte. Mancano solamente il passaggio del Sifone, e gli ultimi duecento metri, prima di uscire dal maestoso portale d’ingresso del Buso della Rana ed urlare la propria gioia per l’impresa compiuta.
Si consiglia di mettere in fresca (nascosta) una bottiglia di spumante nei pressi dell’ingresso per festeggiare “come si deve” quando uscirete. 😉
Sandro Sedran