Domenica io e Paolo abbiamo improvvisato un giretto in Rana.
In totale scioltezza, con un solo ridicolo sacco “geriatrico” verso le dieci abbiamo guadagnato l’ingresso della grotta in una fredda e tersa giornata di Marzo.
Risalendo contro la corrente più allegra del solito ma spinti da un’aria risucchiata con ingordigia, molto tranquillamente, tra pause e chiacchiere nostalgiche arriviamo a sala Ghellini.
Incuriositi dalla portata che esce dall’Attivo di Sinistra, (in realtà si trova a destra rispetto all’altro, ma all’epoca quel nome era già occupato) decidiamo di andarcelo a vedere. Il mio compagno ricorda di non esserci più stato da quando l’avevano scoperto e rilevato nel 92…
A quel tempo Paolo e un certo Marco De Franceschi, freschi allievi di corso partirono per una spedizione con obbiettivo sala Snoopy. Tutto andò per il meglio finché non oltrepassarono la Buca da Lettere. Qui vittime del fuorviante istinto esploratore si persero tra bivi ed Anelli girovagando per un tempo non definito. Quando oramai pensavano di aver raggiunto la mitica sala e meta della spedizione, si ritrovarano, ahimè, di nuovo davanti alla ” feritoia postale”. Presi dallo sconforto e da quella sensazione di ……… Decisero di riguadagnare l’uscita. Riguardando poi a casa il rilievo, si accorsero di aver percorso tra i vari andirivieni un ramo non topografato. Decisero di ritornare la domenica successiva con armi, bagagli e forti della nuova scoperta. Si ritrovarono a percorrere una via attiva nuova mai vista. Momenti di gloria! Un bel ramo attivo molto lungo con aria e soprattutto trovato da due novellini. Arrivati alla sala “finale” trovarono una scarburata:” cazzo non siamo noi i primi!”… Comunque restava per loro una grande esplorazione, anche perché, dopo aver interpellato i Veci, nessuno seppe dare notizia di chi fosse colui che si era avventurato per quella strada senza lasciare traccia se non la bianca calce spenta.
Risalendo i vari passaggi, e scavalcando le bellissime marmitte circolari la mia guida mi ha raccontato tutta questa storia.
Una cosa è sicura: domenica di aria ce n’era veramente tanta che andava chissà dove! Dalla sala della scarburata so che Cavejo e il Mastro si spinsero oltre, attraverso gli angusti passaggi bagnati, percorsero forse cinquanta metri ritornando poi indietro per il freddo.
Penso che forse sia il caso di andare a farci un giro, non si sa mai…
Rimontiamo sui nostri passi e poi andiamo a vedere come sta la frana Peep. Aria violenta come sempre!
Tutto il vano, risultato dell’ultimo scavo si è riempito nuovamente. Tra l’altro si vedeva nettamente il segno lasciato da un rivolo d’acqua che se n’è sceso dalla china detritica… Mah, mi sa che è dura.
Nell’altro fronte invece, dove c’è l’attivo basso che si ciuccia tutta l’aria, forse varrebbe la pena di tentare se non altro perché si lavorerebbe nella roccia solida…
A questo punto, sazi di grotta per oggi, decidiamo di tornare giù al sifone a fare qualche foto.
Sono già sulla Colata Bianca quando il vecio mi chiama: ” Ooohooo! Oohooo! Lillooo!”.
E mi: “cossa vutooo!”
E lu: ” a go trovà un attivooo!”.
Torno dentro un pò di metri e lo vedo che sta rovistando da un lato tra i sassi instabili…
E mi: “te ghe rason, l’acqua che se sente chi soto non la se mia la stesa de la fora, la se naltra!”.
Partono due ore di scavo ed alla fine riusciamo ad avere ragione di un masso di un paio di quintali che teniamo puntellato col leverino: lo stretto passaggio in frana è aperto!
Adrenalina! Passiamo sotto. Subito uno slargo ed uno scivolo fangoso che da su un galleria con l’acqua che corre! Stavolta siamo al di la del sifone!
Tanta fatica a scavare e la soluzione era incredibilmente sotto il naso!
Scendiamo lo stretto scivolo fangoso: la classica trappola per topi con i segni delle recenti piene.
Arriviamo sul greto di ciottoli. Meraviglia!
Siamo su una sala: l’acqua arriva da destra da sotto ad una lama di roccia a contatto con la ghiaia e se ne va a sinistra in una polla sifonante. Misure: alta 3, larga3 e lunga circa 4. Però chiude..
Praticamente si tratta di un anfratto scavato dall’acqua che si perde a sinistra circa quindici metri prima del sifone e ricompare subito dopo.
Peccato. Comunque ci siamo goduti cinque minuti di adrenalina pura!
Lillo G.S. Malo