Sx Cascata – Castello

Ramo Sinistro della Cascata – Ramo del Castello

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Il Ramo Sinistro della Cascata confluisce nel Ramo della Cascata in corrispondenza del lungo specchio di faglia (punto 45 del rilievo) situato a monte del meandro che si sviluppa prima della cascata.

Esso segue la stessa direzione della faglia in direzione Nord-Est e si cammina nel meandro attivo per una cinquantina di metri, passando un paio di punti riccamente concrezionati. Una zona di crollo blocca l’attivo e bisogna risalire uno scalino di qualche metro per entrare in una saletta con il fondo ingombro dai massi di crollo, alcuni veramente notevoli, e sormontata da un paio di camini.

Un passaggio tra le concrezioni, in fondo sulla destra, immette in una galleria abbastanza bassa al cui termine si trova il lungo tunnel di scavo (punto 55 del rilievo) , in cui si striscia in salita, che bypassa l’ostruzione franosa che ci separa dalla Sala Matrioska, sala in cui si sbuca dall’alto calandosi da uno scalino aiutati da una fune. Nella parte alta si trova un blocco di concrezioni crollato dal soffitto e posizionato con le stalattiti vero l’alto; l’urto della caduta ha fatto sfaldare una di queste, sicuramente poco consistente, consentendo di sfilare più strati di cono quasi integri.

La morfologia generale del ramo è abbastanza simile in tutta la sua lunghezza. Il corso d’acqua ha intercettato uno strato di roccia meno consistente iniziando la sua erosione ed asportazione di materiali. I vuoti lasciati hanno favorito il crollo di blocchi rocciosi circostanti fino a quando sul soffitto non è rimasto uno strato di roccia più duro, leggermente inclinato, che riscontriamo come soffitto un po’ ovunque. Il ruscello scorre quasi sempre sotto il materiale crollato e raramente si riesce a scorgere il suo letto di rocce nere basaltiche.

A monte della Sala Matrioska (punto 58 del rilievo) un altro scavo ha consentito di superare l’ostruzione del ramo. Dopo un breve tratto da strisciare, passando sul retro di una bella colata, si trova un buco dove infilarsi e scendere per un metro ed appena oltre ci sono due rametti molto bassi. Quello di sinistra prosegue in un meandro dove si procede a ginocchioni, e per questo chiamato Basaxenoci; questo ramo finisce in un piccolo slargo dove dritto arriva una bella colata da sotto una fessura stretta, e sulla sinistra c’è un piccolo arrivo impercorribile. Il rametto a destra, passando sotto delle concrezioni, ci fa salire di quota fino a sbucare alti su una sala in cui confluisce un ramo dall’alto (visto un paio di volte, roccia marcia, sembra vada a chiudere) e, di fronte a noi, il Ramo del Castello. Curioso come gli esploratori abbiano cambiato nome al ramo a partire da questo punto, nonostante si tratti chiaramente dello stesso corso d’acqua, anche se il ramo sembra innestarsi nella sala lateralmente.

Si entra in una condotta concrezionata con soffitto adorno da uno stupendo “lampadario” di stalattiti. Il ramo si allarga ed in breve si giunge ad una stalagmite crollata e ricresciuta sopra se stessa; la ricrescita è di una calcite quasi pura, trasparente alla luce, molto bella. Un’alta frattura sul soffitto caratterizza questo tratto di grotta.

Si riguadagna per un breve tratto il ramo attivo che però va a restringersi inesorabilmente; si sale a sinistra nella parte fossile aggirando grossi blocchi crollati fino a giungere ad una zona molto concrezionata, ma con ambienti più ristretti. Una grossa colata, in alcuni punti esplosa per la pressione (croste di calcite che si staccano), occupa tutto il lato destro ed una barriera di stalattiti e relative stalagmiti (il “cancello”) ostruisce il passaggio obbligando a qualche acrobazia nel passare senza fare danni.

Segue un lungo tratto senza nessun punto d’interesse fino ad uno slargo dove da destra scende una grande e larga colata senza nessun passaggio a monte. Il ramo piega a sinistra per infilarsi in una bassa zona concrezionata dove strisciare per qualche metro. Oltre si trova una zona di argilla stratificata intaccata dal corso d’acqua che ne ha favorito il distacco a blocchi.

Il ramo prosegue anonimo, con un’alta frattura sul soffitto, fino a quella che sembra la sua fine; un ometto di pietre sulla destra indica un passaggio in frana che immette nella sala terminale completamente occlusa dai detriti.

 

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