Il carso del Faedo-Casaròn

IL  CARSO  DEL  FAEDO-CASARON

21.400 m di Rana, ma non è tutto. Basalto, calcare, grotte e doline costituiscono un insieme difficilmente ripetibile.

di Enrico GLERIA (C.S. «Proteo» Vicenza)

tratto dalla rivista Speleologia n° 8 (1982)

PREMESSA
L’altipiano Faedo-Casaron nei Lessini Vicentini costituisce, alla luce delle nuove esplorazioni nel Buso della Rana, una delle aree carsiche italiane di maggior interesse nonostante le sue limitate dimensioni.
La zona costituita da un altipiano di circa 5 km2, posto tra Valdagno e Malo in provincia di Vicenza, è facilmente raggiungibile da entrambi i centri e da Vicenza, lontana una ventina di chilometri.
Tutta la zona ed i principali fenomeni carsici sono stati studiati da R. Fabiani agli inizi del secolo e in seguito, con la costituzione dei primi gruppi speleologici, dal vicentino Gastone Trevisiol nel periodo precedente lo scoppio della seconda guerra mondiale. La ricostituzione del Gruppo Grotte del Cai di Vicenza, alla metà degli anni ’50, coincide con un nuovo interesse per la zona, interesse che porta alla stesura di due lavori monografici sulle principali cavità: la Grotta della Poscola e il Buso della Rana entrambi esutori. Dopo una stasi durata fino al ’68 riprendono le esplorazioni e, in breve, i rilievi dei vari gruppi che operano nella seconda grotta (gruppi grotte Cai di Vicenza, di Malo, di Schio e CSP di Vicenza) ne portano lo sviluppo ad oltre 21 chilometri.
Varie battute vengono dedicate, soprattutto alla fine degli anni ’60, anche all’esplorazione delle cavità poste alla sommità dell’altopiano Faedo-Casaron, sempre nella speranza di poter effettuare un collegamento con il sottostante sistema sotterraneo. Lo sviluppo della Grotta della Poscola ha un notevole incremento con le esplorazioni del 1974 e del 1981 ad opera del G.G. «G. Trevisiol» Cai di Vicenza: si passa dagli iniziali 315 m agli attuali 1100. Particolare impegno ha richiesto l’ultima fase esplorativa, tra cui il superamento di un sifone di 20 m e l’avanzamento lungo condotte quasi completamente sommerse.

GEOLOGIA
Le formazioni interessate dal complesso carsico Faedo-Casaron sono le unità eocenico superiore – oligoceniche sovrastanti le effusioni laviche di natura basica dell’Eocene medio che costituiscono il livello di base carsico per le acque percolanti nella massa calcarea.
Le colate basaltiche coprono, con spessori variabili fino ad un massimo di 300 m, la sottostante serie sedimentaria che affiora alle pendici occidentali del Faedo fino al Biancone (Giur. sup. – Cret. sup.). Sopra di esse poggia un’unità dell’Eocene sup. (Priaboniano), la cui serie tipo è stata descritta proprio sul versante orientale del Casaron. Il complesso, trasgressivo, ha una potenza max. di circa 90 m con estrema variabilità di facies sia in senso laterale che verticale. Gli spessori max. si hanno a Nord di Priabona mentre sul versante occidentale il Priaboniano manca completamente. Al di sopra, con limite non ben definito, si passa alle calcareniti oligoceniche. Nella parte inferiore dell’unità sono frequenti intercalazioni marnose e calcareo-marnose, mentre verso l’alto prevalgono calcari nulliporici in grosse bancate. La potenza max. è di circa 200 m. Tutta la serie è attraversata in discordanza dai camini di adduzione di locali colate basaltiche e dai neks esplosivi oligocenici che concludono l’attività vulcanica.
Nei Lessini i principali movimenti tettonici con dislocazioni lungo faglie (preesistenti) a componente sia orizzontale che verticale sono di età essenzialmente pliocenica. Molte dislocazioni nell’area del Faedo-Casaron hanno direzione prossima a quella della vicina linea Schio-Vicenza (NNW-
SSE). Importanza particolare assume la linea di Priabona che delimita l’altipiano ad oriente. Altra direzione ricorrente è quella del sistema di faglie della Val delle Lore (NNE-SSW), mentre dislocazioni ad andamento E-W hanno determinato altre incisioni a nord dell’altipiano.
Su queste linee principali, che intersecandosi producono uno stile a blocchi fagliati e attraverso sistemi di diaclasi ad esse connesse si attua l’assorbimento delle acque di superficie. Osservazioni sulla neotettonica della regione mettono in rilievo la persistenza di una probabile area di sollevamento passante per i pressi di M. Faedo con direzione ENE-WSW che ha provocato notevoli variazioni nel reticolo carsico ipogeo (De Zanche et alii 1978). Sistemi di fratturazione ed immersione generale degli strati, sono gli elementi strutturali che condizionano quindi le direzioni di sviluppo del sistema carsico.

Schema idrogeologico dell'Altopiano del Faedo-Casaròn, Enrico Gleria 1982

Schema idrogeologico dell’Altopiano del Faedo-Casaròn, Enrico Gleria 1982

 

 

 

 

Rilievo Rana 1982

Rilievo Rana 1982

 

Rilievo Poscola 1982

Rilievo Poscola 1982

CARSISMO SUPERFICIALE
II rilievo collinare tra Malo (110 m) e Valdagno (250 m) risale prima con pendii dolci, in corrispondenza delle formazioni marnose e delle coperture vulcaniche più alterabili, poi con un ripido gradone fino ad un altipiano sommitale, largo in media un chilometro e mezzo, nella zona più interessata al carsismo che è quella propria della serie oligocenica. Questo altipiano è costituito da un tavolato a pianta approssimativamente rettangolare, rialzato sul margine nord-occidentale (M. Faedo). Il lato maggiore orientato in senso NNW-SSE è lungo circa 3 chilometri. La zona interna dell’altopiano si presenta variamente ondulata, con numerose doline spesso allungate o disposte a gruppi secondo allineamenti ben precisi. È possibile individuare singole conche: a Sud l’ampio bacino carsico di Faedo-Milani che si sviluppa tra le due frazioni, le quali distano in linea d’aria circa 700 m. Il fondo delle doline ad imbuto più depresse è posto tra q. 575 e q. 550. La conca o uvala dei Maistri, a Nord di Milani, è leggermente rialzata rispetto alla precedente, quasi a costituirne la naturale prosecuzione. È una depressione a pianta ellittica con asse maggiore NNW-SSE di circa 600 m costituita da cavità dolinari ad ampio impluvio, le quote sul fondo raggiungono i 600-625 metri. La valle delle Lore occupa il settore nord-occidentale dell’altipiano con un bacino di circa 1,5 km2 costituito dai due rami: Lore-Ovest proveniente dal M. Faedo e Lore-Sud che trae origine nella zona dello Stòmmita. Entrambi i bracci della valle, che seguono evidenti lineazioni tettoniche, sono abortiti ed ora risultano costituiti da tutta una serie di doline disposte a gradinata lungo l’antico thalweg ora inattivo. Anche sul margine orientale dell’altipiano è presente un terrazzo; esso prende il nome dall’abitato di Casare dove si osserva il massimo accentramento delle cavità dolinari. Nel complesso questo terrazzo e la Val delle Lore appaiono ribassati verso Nord, dove i fondi delle doline più depresse raggiungono quote rispettivamente di 475 m e di 550-525 m. Sulla superficie dell’altipiano le precipitazioni si infiltrano subito nelle numerose doline che impediscono il costituirsi di corsi d’acqua, anche temporanei, se non in casi di forti piogge nella Valle delle Lore, comunque per brevi percorsi sempre indirizzati verso punti in cui si manifesta spiccata attività idrovora. Il drenaggio interno si svolge secondo lo schema classico: lungo sistemi verticali dove può organizzarsi una prima gerarchizzazione delle vie di deflusso sotterranee e lungo percorsi suborizzontali che si stabiliscono a livello dell’interfaccia impermeabile (basalti e tufi) o semipermeabile (marne priaboniane). Ai piedi del plateau, in corrispondenza della brusca rottura del pendio e del livello impermeabile, prende dunque consistenza il reticolo idrografico epigeo, alimentato da numerose sorgenti di contatto esutrici del reticolo carsico sovrastante. Queste ultime sono distribuite lungo una fascia tra q. 525 e q. 225 sul lato orientale, e tra q. 670 e q. 390 sul versante della valle dell’Agno. La maggior parte di queste sorgenti è captata per servire i locali acquedotti. Il versante orientale, che risulta più ribassato, esercita quindi un maggior richiamo di acque mostrando una rete idrografica più sviluppata. Il corso d’acqua principale su questo lato, il rio Rana, è alimentato dal torrente che fuoriesce dal Buso della Rana, esutore connesso alle assorbenze di Casare, Maistri e Val delle Lore. Anche la Grotta della Poscola esutore principale del torrente omonimo, è posta sul lato orientale dell’altipiano, ma all’estremo sud, ed è tributaria della Valle dell’Agno. La distanza tra la bocca di questo secondo sistema e la zona di assorbimento, individuata nella conca Faedo-Milani e forse in parte della conca dei Maistri, è di circa 1,5 km, secondo l’orientamento WNW.
Oltre ai due sistemi carsici principali, nella zona sono note altre cavità (52) sia verticali che orizzontali, queste ultime sono legate all’eventuale presenza di livelli impermeabili sospesi, all’approfondimento ed alla diversione dei reticoli principali. Si tratta di cavità fossili residuali, talvolta isolate in veri e propri hum (Buso del Soglio 172 V Vi); in altri casi trattasi di cavità che presentano «caratteri giovanili», attive, ad andamento meandriforme, che non consentono di avanzare molto (Covolo di Priabona 578 V Vi, Grottina Marchiori 579 V Vi). Le cavità verticali note non raggiungono per ora profondità considerevoli, solo una decina superano i 20 m.
Elenco delle principali cavità note sull’altipiano. Di ogni grotta viene riportato: numero catastale, località, quota, sviluppo spaziale e i dislivelli più significativi.

Si trovano nel comune di Monte di Malo:
—  136 V Vi  GROTTA  DELLA  POSCOLA, Priabona, 275,1100/ + 5
—  578 V Vi COVOLO DI PRIABONA, Priabona, 275, 8
—  579 V Vi GROTTINA MARCHIORI, Marchiori, 340, 10/—5
—  779 V Vi GROTTA DBLLA VOLPE, Maddalena, 370, 31/+ 2/—1
—  40 V Vi BUSO DELLA RANA, Maddalena, 375,21400/4-225
—  1716 V Vi BUSO DE LUCIO, Val Faeda, 422, 226/—39
—  666 V Vi VORAGINE CASARON, M. Casaron, 430, 51/—22
—  172 V Vi BUCO DEL SOGLIO, Mondini Sotto, 520, 462/ + 27/—11
—  572 V Vi BUSO DEI MARONARI DE RE-MILIO, Casare, 550,18/—12
—  907 V Vi  BUSO SCONTO, C. Brunelli, 550, 33/ + 5
—  871 V Vi GROTTA DELLA SORGENTE, Faedo, 565,22/ + 2
—  550 V Vi COVOLO DELL’ACQUA, Faedo, 580, 22/ + 1
—  1709 V Vi BUSO DEL ROCCOLO, M. Soglio, 630,17/—14
—  832 V Vi VORAGINE DEI COSTONI, Mondini, 650, 18/—13
—  1707 V Vi BUSO DELLA RISATELA, Val delle Lore, 656, 91/—35
—  552 V Vi SPURGA DEL BARBETA, Faedo, 677, 42/—30
—  834 V Vi GROTTA VORAGINE DEI MONDINI, Mondini, 685, 41/—23
—  1529 V Vi BUSO DELLA CAREDÀ, I Boschi, 700, 21/—15
—  1705 V Vi BUCO DEI DENTI PERDUTI, I Boschi, 703, 26/—16
—  833 V Vi VORAGINE DEL MONTE FAEDO, Mondini, 715, 23/—19
—  648 V Vi SPURGA DELLE PARPANOIE, La Cima, 753, 79/—39
Si trovano nel comune di Valdagno:
—  515 V Vi SPURGA DELLA MEGIARA, C. Megiara, 480, 31/-23
—  516 V Vi BUSO DEL VAJOLO DEL BAR-CO, C. Megiara, 500, 541 + 41—2
Si trovano nel comune di Comedo Vicentino:
—  1896 V Vi POZZO CRESTANI 4, Cre-stani, 650, 701 + M—23
—  1895 V Vi POZZO CRESTANI 3, Cre-stani, 652, 27/—21
—  1583  V   Vi   SPURGA   DI   CONTRÀ BASSANI, C. Bassani, 703,146/—53

 

CARSISMO PROFONDO
L’avanzamento dei due sistemi ipogei del rio Rana e del T. Poscola ha consentito di conoscere il carsismo profondo del Faedo-Casaron, conoscenza che si va completando, almeno nei suoi aspetti principali, soprattutto negli ultimi anni con la risalita dei camini e l’esplorazione della zona vadosa. Il potenziale carsificato del sistema è di oltre 435 m se si riferisce alla bocca del Buso della Rana (esistono esutori dello stesso sistema situati a quote inferiori) mentre è di oltre 505 m se si riferisce alla Grotta della Poscola (anche per questo sistema esistono risorgenze a quote più basse).
A grandi linee così si possono riassumere i motivi principali della circolazione idrica nell’altopiano: la rete di doline e delle varie cavità assorbenti in superficie corrisponde ad un organizzato sistema di drenaggio sotterraneo, costituito da fasci di fusi e camini verticali impiantati su un reticolo di base suborizzontale determinatosi lungo l’interfaccia impermeabile delle vulcaniti. Quest’ultimo, in origine si deve essere sviluppato in condizioni freatiche, per poi assumere l’aspetto attuale, con condotte che presentano scorrimento a pelo libero e una certa gerarchia tra di loro. In realtà alcuni elementi, acquisiti anche di recente, contribuiscono a complicare il modello sopraesposto. Essi si riconducono alla scoperta di vari piani di gallerie suborizzontali. Abbiamo cioè un reticolo basale con scorrimento idrico e piccole variazioni di livello per subimpressione di un reticolo di drenaggio più profondo, che si svolge sulle ghiaie di fondo delle condotte e lungo sistemi di fratturazione «giovani» (perdite del settore nordorientale); naturalmente, un aumento delle portate, ristabilisce la circolazione su tutte queste gallerie. Rispetto al reticolo di base «di interfaccia», che si svolge spesso al tetto degli orizzonti vulcanici, si possono osservare variazioni dei reticoli a piccola scala, nell’ordine dei 5-10 m in senso verticale, e variazioni più ampie, a grande scala, 50-70 m e più. Le prime possono essere dovute non a vere e proprie variazioni dei reticoli, ma soltanto testimoniare il passaggio da un tipo di circolazione freatica non organizzata, ad un tipo di circolazione gravitativa. Si tratta cioè di condotte subparallele freatiche, singenetiche, abortite in seguito al brusco abbassamento dell’acquifero carsico; a riprova di ciò sarebbero le frequenti anastomosi dei condotti.
Più difficile è l’interpretazione delle variazioni a più grande scala, anche perché non si ha ancora una quadro completo dell’orientamento generale di tale reticolo di più difficile accesso. Qualche aiuto potrebbe dare l’interpretazione dei reticoli del M. Soglio, che si trovano proiettando i dati relativi alle altimetrie di S. Snoopy – R. Nero, a circa 100 m dall’attuale livello di scorrimento delle acque. Forse si tratta di livelli freatici di un primo ciclo carsico, fossilizzatosi per un rapido e più marcato abbassamento del livello di base, ma non vi sono ancora sufficienti elementi per giustificare tale ipotesi. Il grande sviluppo di sistemi di camini e fusoidi mostra l’attuale predominio della zona vadosa sul carso del Faedo-Casaron. Variazioni locali sui caratteri generali di questi vani verticali sono legate a specifiche situazioni geostrutturali; è tuttavia possibile riconoscere alcuni motivi ricorrenti: piccoli fusi (10-20 m), impiantati sul reticolo di base, cui seguono sistemi verticali più imponenti (fino a circa 100 m), infine l’eventuale presenza di fusoidi superficiali, che ripetono il modulo dimensionale iniziale. I fusi «per erosione inversa» evolvono anche a distanze ravvicinate, presentando finestre, che preludono ad una loro coalescenza, oppure meandrini di connessione che in alcuni casi raggiungono sviluppi considerevoli con begli esempi di retroversione (R. dei Salti). Intensa è la circolazione d’aria, soprattutto quella invernale, che favorisce l’effetto camino in questi sistemi che, giova ricordarlo, hanno uno sviluppo verticale variabile tra i 100 e i 200 metri.
La conoscenza dei reticoli ipogei del Rana, fin sotto le zone più interne del Faedo-Casaron, ci permette di supporre analoghi sviluppi anche per la Poscola. In questo senso sul Faedo-Casaron non esiste un confine definito tra i due sistemi, sia in superficie che in profondità, così che potrebbero essere adiacenti e in parte sovrapporsi; al contrario ai margini dell’altipiano esistono diverse situazioni idrogeologiche: in particolare sul lato sud-orientale, nella Poscola, ritroviamo condizioni di freaticità che persistono nei livelli marnosi priaboniani lacunosi più a nord. Le condotte di questa zona mostrano un tipico ed indifferenziato reticolo a maglia rettangolare, in gran parte allagato e sommerso, ciò che non ha consentito finora di avanzare molto verso la conca Faedo-Milani.
Considerazioni sulle portate di entrambi gli esutori farebbero supporre per la Poscola un bacino simile a quello del Rana o addirittura superiore. La curva di piena del Rana denota un rapido smaltimento delle acque, mentre per la Poscola questo si attua in tempi più lunghi e quindi con una risalita della superficie freatica, almeno per la zona posta presso la bocca del sistema.

PALEOGEOGRAFIA E SPELOGENESI
Un quadro parziale della paleogeografia dell’area di cui si tratta è dato dal Pasa (1960) in seguito ripreso ed in parte modificato da altri autori (Gleria & Zampieri 1978).
L’idrografia del Faedo-Casaron si approfondisce lungo delle paleovalli orientate secondo le principali linee di faglia sul piano selettivo determinato dai calcari coralligeni oligocenici. Correlando fra loro le superfici dell’altopiano, si può estendere verso oriente il Monte Casaron unendolo con un contrafforte collinare al Monte Piano. Su questo rilievo è possibile dunque distinguere le tracce di due paleovalli con andamento pressoché parallelo ed asse NW-SE. La prima scende dal Monte Faedo verso i terrazzi di Casare, per proseguire in direzione di Priabona e Vallugana; la seconda, mantenendosi ad occidente della dorsale del Casaron, dalla conca dei Maistri discende verso Milani, Faedo e Campipiani di Priabona. Lo sviluppo del carsismo è legato all’isolamento del Faedo-Casaron ad opera di un primo abbassamento del reticolo idrografico nelle valli del Giara ad Est e dell’Agno ad Ovest, che determina la progressiva scomparsa dell’idrografia epigea sulle superfici d’altopiano. Spianamenti di vetta e superfici incarsite potrebbero corrispondere, in questa fase, a cicli senili plio-pleistocenici antichi. E probabile che i primitivi reticoli assorbenti trovassero naturali drenaggi con prevalente senso longitudinale (NW-SE), sotto i fondi vallivi lungo le dislocazioni parallele alla linea Schio-Vicenza. Il rapido insolcamento delle due valli maggiori stabilisce in breve il drenaggio lungo i livelli impermeabili e semipermeabili attuali, prima in condizioni freatiche, poi, almeno per i reticoli settentrionali (Rana), con condotte a scorrimento gravitazionale. I reticoli freatici superiori abortiti, restano isolati, conservando una certa disorganizzazione, a meno che non mantengano per qualche tempo un regime idrico. Pertanto sono raggiungibili solo attraverso connessioni con il sistema dei camini, oppure più direttamente, quando restano scalzati dall’arretramento dei versanti ai margini dell’altipiano. L’approfondimento della paleovalle Casare-Vallugana avrebbe captato e rovesciato verso oriente i reticoli del settore Est della grotta, anche in seguito al richiamo delle nuove incisioni stabilite dall’arretramento del versante di Malo. Altri fattori, come l’abbassamento dei cunei fagliati orientali rispetto agli occidentali, sono responsabili della sconnessione e successiva riorganizzazione dei reticoli idrici, che da un senso longitudinale lungo l’asse delle precedenti incisioni vallive, passano a quello trasverso dei collettori attuali orientati W-E. Ciò avviene in un ciclo successivo, con un clima continentale ad imponente piovosità, che potrebbe corrispondere alle fasi iniziali della Glaciazione Rissiana.

PROSPETTIVE DI ESPLORAZIONE
Dagli elementi fino a qui considerati rimangono aperti numerosi spunti per le esplorazioni future nei sistemi ipogei del Faedo-Casaron. Per il Buso della Rana è ancora da definire il reticolo attivo, sia nel settore nord-orientale, dove si risolvono i deflussi verso l’esterno, che nel settore settentrionale in direzione del Monte Soglio ed il terrazzo di Monte di Malo (ramo Nord) oltre che nella direzione del collettore principale a monte della Valle delle Lore. Riguardo a quest’ultima direzione di avanzamento, nella zona più interna della grotta, è probabile trovare una prima grossa diversione dei reticoli, corrispondente ai bracci dei due sistemi superficiali di Lore-Sud e Lore-Ovest che seguono precise direttrici tettoniche.
Alla testata dei vari rami di apporto, sia sotto la conca dei Maistri che sotto la Valle delle Lore, dovrebbe presentare grande interesse la risalita dei camini e delle loto connessioni che potrebbero dare su sistemi di gallerie fossili superiori. Nel Buso della Rana sono noti attualmente circa una cinquantina di camini che si addensano soprattutto nelle parti più occidentali ed interne della grotta.
Nel sistema della Poscola, a sud del Faedo-Casaron proseguono gli avanzamenti negli «inghiottitoi» (condotte freatiche) anche se tra difficoltà crescenti. Non è possibile precisare se attraverso questi ultimi sarà possibile raggiungere il collettore principale del sistema o almeno una galleria che presenti le caratteristiche di quelle note al Buso della Rana. Nell’impossibilità di raggiungere il reticolo sottostante la zona di assorbimento (Faedo-Milani), risalendo l’eventuale collettore, potrebbe essere possibile un collegamento attraverso l’apertura di voragini in superficie per «erosione inversa dei fusi» o per abbassamento della superficie topografica.
Infine potrebbe essere possibile il collegamento tra i due sistemi (Poscola-Rana) attraverso condotte primitive, che abbiamo visto orientate verso S-SE, e che dovrebbero essere presenti sui livelli più elevati dei reticoli. Ricordiamo che la distanza tra le bocche dei due sistemi è di circa 2 km che si riducono a circa 1350 m se consideriamo la risorgenza presso la Grottina Marchiori alimentata dalla perdita del Trivio al Buso della Rana.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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