RAMO NERO - Resoconti Esplorativi
Ultime novità dal Ramo Nero
di Piergiuseppe Panizzon (Gruppo Speleologico CAI Malo)
Tratto da Speleologia Veneta n° 3- 1995
Come di consueto, anche quest'anno è stata organizzata da Tony la classica
spedizione ai sifoni terminali del "Buso della Rana", con la partecipazione
di speleologi e speleosub del Club Spelologico Proteo di Vicenza, del Gruppo
Grotte CAI di Schio., del Gruppo Giara Modon di Valstagna e Del Gruppo "E.
Roner" di Trento. L'obbiettivo principale era completare l'esplorazione
a monte del sifone terminale che era stato superato due anni prima da Ennio
e poi rilevato l'anno successivo da Ico e Maurizio.
Il gruppo, composto da 18 persone, è partito alle ore 9 arrivando nella
zona dei sifoni del Ramo Nero nel primo pomeriggio. Nel frattempo, una spedizione
di tre persone del Gruppo Grotte di Schio, provvedeva a colorare con fluorescina
il corso d'acqua scoperto sul Buso della Pissatela, per dimostrare con certezza
il collegamento fra le due cavità sotterranee e conseguentemente consentire
di scoprire il tanto agognato secondo ingresso. Il colorante è stato
versato verso le ore 10.30 ma purtroppo non ne abbiamo rilevato traccia in nessuna
parte della grotta.
Al bivio del Ramo Nero con il ramo della Sala della Foglia il gruppo si divide:
tre speleosub (Ennio, Robertone e Cristian) indossate mute ed attrezzature proseguono
verso i sifoni; io e Toni, con la sola muta li accompagnamo fino al sifone vero
e proprio (prima di questo ci sono dei passaggi superabili in apnea senza una
completa immersione).
E' nostra intenzione dare un'occhiata ad un piccolo ramo semi-allagato che si
apre una decina di metri prima del sifone. Il resto del gruppo prosegue per
la Sala della Foglia dove attende il ritorno dei sub. Per ingannare l'attesa,
alcuni partecipanti cominciano a scavare sotto la grande frana della sala ritrovandone
la prosecuzione attiva.
Superati i laminatoi semiallagati, notiamo che il livello dell'acqua è
superiore a quello della precedente esplorazione. Non è comunque tale
da ostacolare ne l'immersione dei sub ne la nostra esplorazione. Ci accordiamo
di ritrovarci non più tardi delle 18. Sono ormai le 14 quando i tre sub
si immergono; al di là del sifone si dividono per esplorare le varie
diramazioni. lo e Tony ci infiliamo strisciando nel piccolo ramo semi-allagato:
le dimensioni sono proprio anguste, ma consentono comunque di passare con spazio
sufficiente per tenere la testa fuori dall'acqua. Non è un vero e proprio
ramo attivo, lo testimonia il fatto che pur avendo acqua e ciottoli sul fondo,
le pareti sono rivestite a tratti di argilla recante ancora i segni del passaggio
di due anni fa. Il cunicolo termina una decina di metri più avanti, occluso
da una frana inizialmente cementata da fango, poi libera e pulita con sassi
molto erosi. La corrente d'aria è molto forte, al punto da produrre un
rumore continuo ed il vapore delle nostre bocche scompare velocemente tra i
massi della frana. Tentiamo di lavorare spostandoci in alto e scaricando i sassi
della frana alla base del cunicolo ma le dimensioni proibitive dell'ambiente
unite al rischio di trovarci sotto una frana, in una strettoia e a pelo d'acqua
in una zona che si allaga improvvisamente ci fanno desistere o quasi.
Ma poi, visto che c'è ancora del tempo prima del ritorno dei sub, continuo
lo scavo sotto la frana, mentre dietro di me Tony sdraiato nell'acqua e nel
mezzo della corrente d'aria si sta congelando. Ad un certo punto, come spesso
succede quando si scava in luoghi angusti passando con la mano sporca di fango
sul casco, sporco l'ugello e l'acetilene si spegne. Davanti a me vedo però
molto chiaramente una luce riflessa nei sassi della frana chiamo Tony che mi
conferma che è la luce del suo casco. Ma dopo qualche istante si sente
la voce di Robertone che ci chiama e che ci chiede dove cavolo siamo. Tony
gli
risponde dandogli delle indicazioni sulla partenza del ramo. Non lo sapevamo
ancora, e neanche minimamente lo immaginavamo, ma Robertone era ancora al
di
là del sifone in una sala che terminava in una frana due metri davanti
a noi (Saletta Ultima Spiaggia). Così va a chiamare gli altri due amici,
e insieme iniziano a scavare nella sala in direzione della mia voce. Ad un
certo
punto riusciamo a passarci il levarino attraverso un passaggio sempre meno
stretto. Mentre loro scavano io attendo e altro non posso fare mentre Tony
continua a
congelare. Ma il tempo ci è nemico, sono già le 18 non possiamo
far aspettare gli altri: si potrebbero allarmare. C'è comunque un primo
contatto: riesco a dare la mano a Cristian attraverso la frana. Soddisfatti
decidiamo di rientrare. Occorrerà sicuramente un'altra spedizione con
gli speleosub per aprire completamente il passaggio, per creare il by-pass,
ma
una
volta aperto le esplorazioni saranno più agevoli e non più solo
prerogativa degli speleosub. Siamo tanto felici quanto congelati quando ci
ritroviamo
tutti insieme e raggiungiamo il resto del gruppo. Anche gli speleosub al di
là del sifone hanno trovato delle prosecuzioni e questo ci lascia ben
sperare. Ora sappiamo che un'altra barriera del Buso della Rana è stata
superata ed il suo limite si sposterà più avanti. E molto
molto più avanti. Speriamo.