RAMO NERO - Resoconti Esplorativi
Ramo Nero ... 18 anni dopo
di Maurizio Da Meda (Gruppo Grotte G. Trevisiol, CAI Vicenza)
Tratto da Le Piccole Dolomiti- 1994
Due giovani del nostro Gruppo Grotte, con una "punta" in Rana di
24 ore, riescono a forzare una frana che blocca l'esplorazione del Ramo Nero: è il
1974.
Questo ramo della grotta, interessato da un vero e proprio torrente, con tanto
di cascate e di laghetti, si lascia esplorare ancora per qualche centinaio
di metri, per poi giocare il "poker" dei laminatoi allagati. I due
sono costretti a lasciare la mano, ma ritorneranno. Ormai conoscono la "Rana",
una signora timida e gelosa che si lascia scoprire solo un po' alla volta.
Io, che scrivo, ero uno di quei due, ma sarebbero passati molti anni prima
di ritornare laggiù.
Proprio quella "punta" fu il culmine di un tipo di esplorazione che
la grotta stessa, per la sua conformazione ci aveva proposto: tre, quattro
ore di cammino per raggiungere il limite precedente, e quindi smuovere frane,
arrampicare cascate, forzare strettoie alla ricerca del passaggio, l'unico,
che ci permetta di andare avanti.
Noi, Claudio, Enrico, Pierangelo, Paolo, Giangi, Beppe e tanti altri avevamo
accettato la sfida: le nostre uscite di 10 ore si prolungarono a 15, per poi
passare a 24, 40, 72 ore ininterrotte di esplorazione, addirittura un campo
interno di cinque giorni. E questo mese dopo mese, anno dopo anno.
I risultati non mancano: chilometri e chilometri di grotta esplorata e cartografata,
che fanno della Rana una delle maggiori cavità italiane, grandi ambienti,
fenomeni spettacolari ed unici.
Alla lunga, però, qualche cosa si rompe, la fatica fisica nuda e cruda
lascia il segno su tutti noi: le esplorazioni rallentano, gli amici mollano.
Ma, come in un serial TV, se dei personaggi escono, altri ne entrano. Ed ecco
nuove squadre di speleo, giovani, attrezzate e motivate partire per nuove esplorazioni,
che saranno fruttuose sì, ma centellinate: la Rana non si smentisce.
Anche il Ramo Nero, il "mio" vecchio Ramo Nero, cede sotto questa
carica di entusiasmo: Ennio di Valstagna, aiutato da amici di tutta la provincia
ed armato con bombolini da sub, riesce a superare il laminatoio allagato, un
vero e proprio sifone, e riaffiora in nuove gallerie: è il 26 dicembre
1992.
Adesso rientro in gioco io. Federico di Malo tanto insiste che mi convince
a partecipare ad una spedizione esplorativa oltre sifone. Così mi ritrovo,
un sabato di settembre '93, a ripercorrere quelle gallerie che non vedevo da
18 anni: Sala Snoopy, Sala Nera, e poi il Pettine, i Tufi, Sala della Foglia.
È
una sorpresa realizzare che ricordo tutti i passaggi, rivedo con gioia i giochi
d'acqua, le rocce erose. Certo arrivare sin laggiù non è uno
scherzo, carichi come siamo: bombole, mute, erogatori, viveri, ma i ragazzi
che ci accompagnano sono efficientissimi.
Tappa a Sala della Foglia: adesso tocca agli speleo-sub. Federico ed io ci
trasformiamo in uomini-rana, mentre i giovani, Stefano, Marianna, Luca, Orso
e Mauro ci guardano incuriositi. Due generazioni di speleo stanno lavorando
assieme; con Ico, in due facciamo 84 anni, mentre i giovani, in cinque, non
arrivano a 100.
Partiamo, ed il gruppetto dei simpatici "sherpa" ci vede sparire
in gallerie semiallagate. Per quanto mi riguarda mi incasino da bestie in passaggi
con l'acqua alla gola, ma ci pensa Ico a calmarmi.
Ed ecco il sifone, bombola in braccio e via. Riaffioriamo dopo una decina di
metri in una galleria semi allagata, avanziamo nuotando finché, dopo
un paio di curve a gomito entriamo in una saletta finalmente all'asciutto,
l'Ultima Spiaggia, un nome azzeccato.
Bussola in mano rileviamo 250 metri di nuove gallerie, ritroviamo il torrente
che percorre il Ramo Nero, esce da una frana "lavorabile", abbiamo
visto di peggio, c'è tempo anche per un caffè caldo, ne abbiamo
bisogno. Continuiamo a ficcanasare dappertutto finché i brividi di freddo
diventano incontrollabili: è ora di tornare. Ci rituffiamo sott'acqua,
adesso la visibilità è nulla, abbiamo smosso il fango a monte,
ma ne usciamo seguendo il filo di Arianna. Torniamo a Sala della Foglia dopo
6 ore di assenza; i ragazzi stanno cercando di dormire avvolti in teli termici,
ed è subito un chiedere, domandare.
Certo, è andata bene, la Rana continua e forse si potrà evitare
l'acqua disostruendo un certo cunicolo. Adesso torniamo a casa. Vediamo l'alba
di domenica, dopo 19 ore di grotta; ho la schiena letteralmente a pezzi, Ico
una caviglia distrutta, mentre i giovani hanno ancora voglia di saltare e scherzare:
chiamatelo "gap generazionale".
Rana continua, allora, e prima o poi usciremo nel bosco del Faedo a "riveder
le stelle".